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Mare grosso

Mare grosso: come attraversare le tempeste della vita

Commento al Vangelo del 23 giugno 2024

Dodicesima domenica del T.O. B

Ma proprio a causa di questo viaggio
noi incontriamo le sofferenze
dovute a sconvolgimenti e a tempeste;
è quindi necessario che siamo almeno nella barca.
Poiché se nella barca corriamo pericoli,
fuori della barca andiamo incontro a una morte sicura

Sant’Agostino, Discorso 75,2.2

Il mare

Siamo eroi e avventurieri che come Ulisse decidono per qualche motivo di lasciare la stabilità della loro isola e di affrontare il mare. Il mare però, si sa, riserva scoperte e orizzonti, ma anche tempeste e naufragi. È la vita e va affrontata.

Siamo anche Telemaco che aspetta il ritorno del padre, sperando che il mare gli restituisca prima o poi quello che è andato perso. Qualunque sia il nostro atteggiamento, da sempre il mare è l’immagine della vita con le sue inquietudini e le sue paure.

Nel Vangelo, come nel testo di Marco cha ascoltiamo in questa domenica, Gesù invita continuamente i discepoli a passare all’altra riva, come se non si potesse stare fermi, la vita va attraversata, vissuta, anche davanti a quello che ci spaventa.

Dio è più grande

Il mare ci appare immenso e talvolta minaccioso e superbo, ma Dio è più grande. Quando Giobbe contesta a Dio il disordine del mondo e il caos nella sua stessa vita, Dio gli risponde, ricordandogli che Egli ha messo un limite al mare. È vero, la vita ci fa paura, proprio come le onde che a volte rischiano di travolgerci, ma Dio è più grande del mare. Ecco perché nella tempesta, come accade ai discepoli nel Vangelo, scopriamo la grandezza di Dio e ci meravigliamo davanti alla sua opera. Dio rende nuove tutte le cose, anche le tempeste! (cf 2Cor 5,17).

Così com’è

Quando attraversiamo la vita, vorremo avere con noi il Signore a modo nostro, vorremmo che intervenisse e fosse presente come a noi sembra più opportuno. E invece dobbiamo prendere Gesù nella nostra barca così com’è, non come vorremmo. I discepoli prendono Gesù così com’è alla fine di una lunga giornata di predicazione. Molto probabilmente prendono Gesù con la sua stanchezza, forse è semplicemente sfinito dopo una giornata in cui ha parlato, guarito le malattie, consolato e ascoltato le preoccupazioni della gente. Gesù è stanco e non si vergogna di far vedere la sua stanchezza. Non ha bisogno di nascondersi dietro la maschera dell’efficienza.

La tempesta

Proprio come accade nella vita, a un certo punto arriva la tempesta. Il vento ci impedisce di tenere la rotta. La nostra vita vacilla. Dove ci porterà la corrente? Nella barca comincia a entrare acqua. Le onde minacciano la nostra vita. Ci spaventiamo, abbiamo paura di morire, facciamo fatica ad andare avanti.

Ma quello che più ci stupisce e ci fa rabbia è il silenzio di Dio. Gesù dorme, come se non avvertisse il pericolo, ma soprattutto come se fosse indifferente al nostro destino. Sono i momenti nei quali non riusciamo a comprendere perché Dio non intervenga, eppure stiamo gridando, pregando, stiamo implorando il suo aiuto. Ma forse il sonno di Gesù è l’immagine dell’uomo che si fida e che dorme nelle braccia del Padre. Non ha bisogno di agitarsi. Siamo noi che, nella paura, temiamo il peggio.

Riscoprire Gesù

I discepoli svegliano Gesù in modo irruento, chiamandolo ‘maestro’. Non gli danno più il titolo di ‘Signore’. Lo hanno declassato. È diventato un uomo come loro, semplicemente più saggio e preparato. Non riconoscono più la sua divinità. Sono delusi. Ma proprio questa delusione diventa l’occasione per ricominciare a credere. Gesù agisce e rimette ordine nel caos della nostra vita, proprio come Dio aveva fatto nella vita di Giobbe. È l’occasione per tornare a chiedersi chi è Gesù e soprattutto chi è Gesù per me. Le tempeste sono le occasioni della vita per renderci conto che forse non abbiamo mai creduto veramente in lui.

Leggersi dentro

  • Come vorrei che Dio fosse presente nella mia vita e come lo è realmente?
  • Come affronto le tempeste della vita?

Ascoltiamo insieme

Il Vangelo del giorno
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Mare grosso
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La Parola del 21 giugno 2024

Venerdì della XI settimana delle ferie del Tempo Ordinario

Prima Lettura

Unsero Ioas e acclamarono: «Viva il re!».

Dal secondo libro dei Re
2Re 11,1-4.9-18.20

In quei giorni, Atalìa, madre di Acazìa, visto che era morto suo figlio, si accinse a sterminare tutta la discendenza regale. Ma Ioseba, figlia del re Ioram e sorella di Acazìa, prese Ioas, figlio di Acazìa, sottraendolo ai figli del re destinati alla morte, e lo portò assieme alla sua nutrice nella camera dei letti; lo nascose così ad Atalìa ed egli non fu messo a morte. Rimase nascosto presso di lei nel tempio del Signore per sei anni; intanto Atalìa regnava sul paese.
Il settimo anno Ioiadà mandò a chiamare i comandanti delle centinaia dei Carii e delle guardie e li fece venire presso di sé nel tempio del Signore. Egli concluse con loro un’alleanza, facendoli giurare nel tempio del Signore; quindi mostrò loro il figlio del re. I comandanti delle centinaia fecero quanto aveva disposto il sacerdote Ioiadà. Ognuno prese i suoi uomini, quelli che entravano in servizio il sabato e quelli che smontavano il sabato, e andarono dal sacerdote Ioiadà. Il sacerdote consegnò ai comandanti di centinaia lance e scudi, già appartenenti al re Davide, che erano nel tempio del Signore. Le guardie, ognuno con l’arma in pugno, si disposero dall’angolo destro del tempio fino all’angolo sinistro, lungo l’altare e l’edificio, in modo da circondare il re. Allora Ioiadà fece uscire il figlio del re e gli consegnò il diadema e il mandato; lo proclamarono re e lo unsero. Gli astanti batterono le mani e acclamarono: «Viva il re!».
Quando sentì il clamore delle guardie e del popolo, Atalìa si presentò al popolo nel tempio del Signore. Guardò, ed ecco che il re stava presso la colonna secondo l’usanza, i comandanti e i trombettieri erano presso il re, mentre tutto il popolo della terra era in festa e suonava le trombe. Atalìa si stracciò le vesti e gridò: «Congiura, congiura!». Il sacerdote Ioiadà ordinò ai comandanti delle centinaia, preposti all’esercito: «Conducetela fuori in mezzo alle file e chiunque la segue venga ucciso di spada». Il sacerdote infatti aveva detto: «Non sia uccisa nel tempio del Signore». Le misero addosso le mani ed essa raggiunse la reggia attraverso l’ingresso dei Cavalli e là fu uccisa.
Ioiadà concluse un’alleanza fra il Signore, il re e il popolo, affinché fosse il popolo del Signore, e così pure fra il re e il popolo. Tutto il popolo della terra entrò nel tempio di Baal e lo demolì, ne fece a pezzi completamente gli altari e le immagini e ammazzò Mattàn, sacerdote di Baal, davanti agli altari. Il sacerdote Ioiadà mise sorveglianti al tempio del Signore.
Tutto il popolo della terra era in festa e la città rimase tranquilla: Atalìa era stata uccisa con la spada nella reggia.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 131 (132)

R. Il Signore ha scelto Sion, l’ha voluta per sua residenza.

Il Signore ha giurato a Davide,
promessa da cui non torna indietro:
«Il frutto delle tue viscere
io metterò sul tuo trono! R.

Se i tuoi figli osserveranno la mia alleanza
e i precetti che insegnerò loro,
anche i loro figli per sempre
siederanno sul tuo trono». R.

Sì, il Signore ha scelto Sion,
l’ha voluta per sua residenza:
«Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre:
qui risiederò, perché l’ho voluto. R.

Là farò germogliare una potenza per Davide,
preparerò una lampada per il mio consacrato.
Rivestirò di vergogna i suoi nemici,
mentre su di lui fiorirà la sua corona». R.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,3)

Alleluia.

Il Vangelo del 21 giugno 2024

Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 6,19-23

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non accumulate per voi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassìnano e rubano; accumulate invece per voi tesori in cielo, dove né tarma né ruggine consumano e dove ladri non scassìnano e non rubano. Perché, dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore.
La lampada del corpo è l’occhio; perciò, se il tuo occhio è semplice, tutto il tuo corpo sarà luminoso; ma se il tuo occhio è cattivo, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!».

Parola del Signore.

Il Vangelo del giorno
Il Vangelo del giorno
La Parola del 21 giugno 2024
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San Gregorio Nisseno (ca 335-395)

monaco e vescovo

Gli occhi della colomba (trad. cb© evangelizo)

"La lampada del corpo è l'occhio"

"Gli occhi tuoi, dice lo Sposo [del Cantico dei Cantici], sono colombe" (Ct 1,15). (...) La lode sugli occhi [della Sposa] è dire che sono colombe. Ecco cosa mi sembra che significhi. Quando le pupille sono chiare, chi le fissa può vedervi il suo volto. Coloro che sono esperti nello studio dei fenomeni della natura dicono infatti che l'occhio è colpito dalle immagini che emanano oggetti visibili e produce così la visione. Ecco perché si loda la bellezza degli occhi dicendo che l'immagine della colomba appare sulla loro pupilla. Poiché si riceve in sé l'immagine qualsiasi cosa si guardi. Chi non guarda né verso la carne né verso il sangue, fissa lo sguardo sulla vita spirituale; come dice l'Apostolo, vive nello Spirito (Ga 5,25), cammina secondo lo Spirito; è diventato interamente spirituale, non più psichico o carnale. Ecco perché l'anima liberata dalle passioni carnali riceve la testimonianza che possiede negli occhi l'immagine della colomba, cioè il segno della vita spirituale brilla nella pupilla della sua anima. Poiché l'occhio purificato è diventato capace di ricevere l'immagine della colomba, può anche contemplare la bellezza dello Sposo. E infatti è quando la ragazza possiede la colomba negli occhi che fissa per la prima volta la bellezza dello Sposo. "Nessuno, infatti, può dire: "Gesù è Signore!", se non sotto l'azione dello Spirito Santo." (1 Co 12,3). Ed ella dice: "Come sei bello, amato mio, quanto grazioso!" (Ct 1,16). Da quando null'altro mi pare bello e mi sono distaccata da tutto ciò che prima contavo come cose belle, mai il mio giudizio sulla bellezza si è smarrito, al punto di farmi trovare bello null'altro che te. (...) La tua bellezza si estende a tutta l'eternità della vita. Tu hai come nome: Amore degli uomini.

PAROLE DEL SANTO PADRE

In questo mondo, in questo momento, ci si sono tante guerre per avidità di potere, di ricchezze. Si può pensare alla guerra nel nostro cuore: “Tenetevi lontano da ogni cupidigia!” così dice il Signore. Perché la cupidigia va avanti, va avanti, va avanti: è uno scalino, apre la porta, poi viene la vanità — credersi importanti, credersi potenti — e, alla fine, l’orgoglio. E da lì tutti i vizi, tutti: sono scalini, ma il primo è la cupidigia, la voglia di accumulare ricchezze. […] Amministrare la ricchezza è uno spogliarsi continuamente del proprio interesse e non pensare che queste ricchezze ci daranno salvezza. Accumulare, sì, va bene. Tesori, sì, va bene: ma quelli che hanno prezzo – diciamo così – nella ‘borsa del Cielo’. Lì, accumulare lì!”. (Santa Marta, 19 giugno 2015)

Omelia di Papa Francesco a Santa Marta del 19 giugno 2015

Il riposo è una realtà

Meditazione di oggi 21 giugno 2024: il riposo è una realtà

In Ebrei 4:9, l'autore offre una rassicurazione di speranza: "Rimane dunque un riposo sabatico per il popolo di Dio".

L'autore si riferisce a qualcosa di più della semplice osservanza di un giorno specifico della settimana. Si tratta di una pace interiore e di una completezza spirituale con Dio, che non dipende dalle circostanze esterne.

Attraverso la fede e la fiducia in Dio, possiamo trovare un riposo profondo e duraturo per le nostre anime, che ci ricorda il riposo eterno che verrà. Questo riposo sabatico è un'anticipazione, una promessa che si conclude con un riposo futuro e perfetto (Apocalisse 14:13). Il riposo che sperimentiamo qui è solo un'ombra, mentre quello nel quale speriamo è la realtà (Colossesi 2:17).

Il riposo sabatico non si guadagna. È un dono che Dio offre a tutti coloro che Lo cercano.

Mentre mediti su Ebrei 4:9, considera: come sarebbe per te entrare pienamente nel riposo di Dio nella tua vita quotidiana? In che modo puoi lasciare andare i tuoi fardelli e le tue ansie?

La promessa del riposo del sabato non è solo un concetto. È una realtà per coloro che camminano fedelmente con Dio.