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Le scarpette rosse

Leggiamo ed ascoltiamo insieme la fiaba de "le scarpette rosse"

Curiosando

Le scarpette rosse sono un elemento ricorrente in diverse fiabe e storie, spesso con un significato simbolico legato alla passione, al desiderio, alla vanità e alle loro conseguenze. Ecco alcune delle fiabe più conosciute che le includono:

1. Le scarpette rosse di Hans Christian Andersen:

  • La fiaba più famosa, narra la storia di Karen, una bambina povera che riceve un paio di scarpette rosse magiche dalla vecchia signora. Le scarpette la fanno ballare in modo incontrollabile, portandola a una fine tragica. Simboleggiano il potere seducente e distruttivo dei desideri incontrollati.

2. Le scarpette rosse di Charles Perrault:

  • In questa versione della fiaba di Cenerentola, la protagonista non perde una scarpetta di vetro, ma bensì una scarpetta rossa. Il principe, innamoratosi della sua bellezza durante il ballo, la cerca per tutto il regno finché non la trova grazie al perfetto calzare. Le scarpette rosse simboleggiano l'amore e la ricerca della propria anima gemella.

3. Le scarpette rosse di Oscar Wilde:

  • Nella fiaba di Oscar Wilde, il protagonista vende la propria anima al diavolo in cambio di un paio di scarpette rosse che gli permettono di vivere una vita di lusso e avventure. Tuttavia, le scarpette lo portano anche verso la corruzione e la rovina. Simboleggiano il prezzo da pagare per la realizzazione dei propri desideri a tutti i costi.

4. La fiaba di Pentacost:

  • Una fiaba meno conosciuta, narra la storia di una giovane donna che riceve un paio di scarpette rosse come regalo dal diavolo. Le scarpette le permettono di ballare senza sosta, ma la portano anche a commettere atti malvagi. Alla fine, si libera dalla loro maledizione tagliandosi i piedi. Simboleggiano il potere distruttivo del peccato e la redenzione attraverso il sacrificio.

5. Le scarpette rosse nella cultura popolare:

  • Oltre alle fiabe classiche, le scarpette rosse sono spesso utilizzate nella cultura popolare come simbolo di femminilità, seduzione e potere. Ad esempio, nel film "Il mago di Oz" le scarpette rosse della protagonista rappresentano il desiderio di tornare a casa e il raggiungimento dei propri sogni.
scarpe rosse contro violenza sulle donne

Le interpretazioni delle scarpette rosse possono variare a seconda della storia e del contesto culturale. Tuttavia, in generale, rappresentano spesso un desiderio intenso che può portare a conseguenze positive o negative, a seconda delle scelte del protagonista. Simboleggiano la passione, l'ambizione, la vanità e il prezzo da pagare per la loro realizzazione.

Leggiamo insieme

C'era una volta una bambina di nome Sofia che viveva in un piccolo villaggio ai piedi di una montagna. Sofia era una bambina gentile e allegra, ma era anche molto povera. Non aveva molti giocattoli e spesso doveva indossare scarpe vecchie e scolorite.

Un giorno, mentre Sofia era al mercato con sua madre, vide un bellissimo paio di scarpette rosse esposte nella vetrina di un negozio. Le scarpette erano fatte di pelle lucida ed erano decorate con nastri e pizzi. Sofia se ne innamorò subito, ma sapeva che sua madre non poteva permettersele.

Con il cuore triste, Sofia si allontanò dal negozio. Ma proprio in quel momento, una vecchia signora si avvicinò a lei e le chiese se le piacevano le scarpette rosse. Sofia annuì con la testa e la vecchia signora sorrise.

"Allora prendile, cara bambina," disse la vecchia signora. "Sono sicura che ti porteranno molta gioia."

Sofia era stupita. Non poteva credere che la vecchia signora le stesse regalando le scarpette rosse. La ringraziò con un grande abbraccio e corse a casa per provarle.

Quando Sofia indossò le scarpette rosse, si sentì come se potesse volare. Le scarpette erano magiche! Quando Sofia le ballava, le scarpette la facevano girare e volteggiare in aria.

Sofia era così felice delle sue nuove scarpette rosse che le indossava sempre, anche quando andava a dormire. Una notte, mentre Sofia dormiva, le scarpette rosse iniziarono a brillare e a pulsare di luce. All'improvviso, Sofia si svegliò e si ritrovò in un bellissimo giardino pieno di fiori e alberi.

argyle socks, feet, red shoes, scarpette rosse e calzettoni
Photo by dto1968 on Pixabay

Nel giardino, Sofia incontrò un principe azzurro che era molto bello e gentile. Il principe le disse che era stato lui a farle dono delle scarpette rosse e che l'aveva osservata da lontano mentre ballava. Si innamorò subito di lei e le chiese di sposarlo.

Sofia era felicissima. Accettò la proposta del principe e i due vissero felici e contenti nel loro castello. Le scarpette rosse continuarono a portare gioia a Sofia per il resto della sua vita.

Morale della favola:

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
Le favole della buonanotte
Le scarpette rosse
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La Parola del 22 aprile 2024

Leggi e ascolta il Vangelo e La Parola del 22 aprile 2024

Lunedì della IV settimana di Pasqua

Prima Lettura

Dio ha concesso anche ai pagani che si convertano perché abbiano la vita.

Dagli Atti degli Apostoli
At 11,1-18

In quei giorni, gli apostoli e i fratelli che stavano in Giudea vennero a sapere che anche i pagani avevano accolto la parola di Dio. E, quando Pietro salì a Gerusalemme, i fedeli circoncisi lo rimproveravano dicendo: «Sei entrato in casa di uomini non circoncisi e hai mangiato insieme con loro!».

Allora Pietro cominciò a raccontare loro, con ordine, dicendo: «Mi trovavo in preghiera nella città di Giaffa e in estasi ebbi una visione: un oggetto che scendeva dal cielo, simile a una grande tovaglia, calata per i quattro capi, e che giunse fino a me. Fissandola con attenzione, osservai e vidi in essa quadrupedi della terra, fiere, rettili e uccelli del cielo. Sentii anche una voce che mi diceva: "Coraggio, Pietro, uccidi e mangia!".

Io dissi: "Non sia mai, Signore, perché nulla di profano o di impuro è mai entrato nella mia bocca". Nuovamente la voce dal cielo riprese: "Ciò che Dio ha purificato, tu non chiamarlo profano". Questo accadde per tre volte e poi tutto fu tirato su di nuovo nel cielo. Ed ecco, in quell'istante, tre uomini si presentarono alla casa dove eravamo, mandati da Cesarèa a cercarmi.

Lo Spirito mi disse di andare con loro senza esitare. Vennero con me anche questi sei fratelli ed entrammo in casa di quell'uomo. Egli ci raccontò come avesse visto l'angelo presentarsi in casa sua e dirgli: "Manda qualcuno a Giaffa e fa' venire Simone, detto Pietro; egli ti dirà cose per le quali sarai salvato tu con tutta la tua famiglia".

Avevo appena cominciato a parlare quando lo Spirito Santo discese su di loro, come in principio era disceso su di noi. Mi ricordai allora di quella parola del Signore che diceva: "Giovanni battezzò con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo". Se dunque Dio ha dato a loro lo stesso dono che ha dato a noi, per aver creduto nel Signore Gesù Cristo, chi ero io per porre impedimento a Dio?».
All'udire questo si calmarono e cominciarono a glorificare Dio dicendo: «Dunque anche ai pagani Dio ha concesso che si convertano perché abbiano la vita!».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dai Sal 41 (42) e 42 (43)

R. L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente.

Come la cerva anela ai corsi d'acqua,
così l'anima mia anela a te, o Dio.
L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente:
quando verrò e vedrò il volto di Dio? R.

Manda la tua luce e la tua verità:
siano esse a guidarmi,
mi conducano alla tua santa montagna,
alla tua dimora. R.

Verrò all'altare di Dio,
a Dio, mia gioiosa esultanza.
A te canterò sulla cetra,
Dio, Dio mio. R.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Io sono il buon pastore, dice il Signore;
conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me. (Gv 10,14)

Alleluia.

Il Vangelo del 22 aprile 2024

Io sono la porta delle pecore.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 10,1-10

In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un'altra parte, è un ladro e un brigante.

Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori.

E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei».

Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro.
Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati.

Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita a l'abbiano in abbondanza».

Parola del Signore.

San Tommaso d'Aquino (1225-1274)

teologo domenicano, dottore della Chiesa

Lettura di Giovanni X, lett. 3,1-2 (trad. cb© evangelizo)

"Io sono il buon pastore" (Gv 10,11)

Gesù ha detto: "Io sono il buon pastore" (Gv 10,11). E' evidente che il titolo di pastore spetta a Cristo. Poiché, come un pastore pascola il gregge, così Cristo nutre i fedeli col cibo spirituale che è il suo corpo e il suo sangue. Per distinguersi dal cattivo pastore e dal ladro, Gesù precisa che è lui il buon pastore. Buono perché difende il suo gregge con l'impegno di un buon soldato per la patria. D'altronde Cristo ha detto che il pastore entra dalla porta e che è lui stesso la porta (cfr. Gv 10,7).

Quando dunque si dichiara qui pastore, bisogna capire che è lui che entra, e da se stesso. Ed è vero certamente poiché manifesta che conosce il Padre in se stesso, mentre noi entriamo per mezzo di lui ed è lui che ci dà la beatitudine. Notiamo che nessun altro, al di fuori di lui, è la porta, e nessun altro è la luce, se non per partecipazione. Giovanni Battista "non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce" (Gv 1,8). Cristo, lui, era "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (v. 9). Nessuno quindi può dirsi la porta, poiché questo titolo se lo è riservato Cristo.

Ma il titolo di pastore lo ha comunicato ad altri, lo ha dato a certi suoi membri. Infatti, anche Pietro lo fu, e gli altri apostoli, così come tutti i vescovi. "Vi darò pastori secondo il mio cuore, - dice Geremia - che vi guideranno con scienza e intelligenza" (3,15).

Benché i capi della Chiesa - che sono tutti figli di essa - siano tutti pastori, Cristo dice: "Io sono il buon pastore", per manifestare la forza unica del suo amore. Nessun pastore è buono se non unito a Cristo per la carità, solo così diviene membro del vero pastore.

PAROLE DEL SANTO PADRE

Cristo, Buon Pastore, è diventato la porta della salvezza dell’umanità, perché ha offerto la vita per le sue pecore. Gesù, pastore buono e porta delle pecore, è un capo la cui autorità si esprime nel servizio, un capo che per comandare dona la vita e non chiede ad altri di sacrificarla.

Di un capo così ci si può fidare, come le pecore che ascoltano la voce del loro pastore perché sanno che con lui si va a pascoli buoni e abbondanti. […] Oggi siamo invitati a non lasciarci distogliere dalle false sapienze di questo mondo, ma a seguire Gesù, il Risorto, come unica guida sicura che dà senso alla nostra vita. (Regina Caeli, 7 maggio 2017)

Ascoltiamo insieme

Il Vangelo del giorno
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