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Il pane d’ogni bocca, di ogni uomo, in ogni giorno, arriverà perché andammo a seminarlo e a produrlo, non per un uomo soltanto ma per tutti, il pane, il pane per tutti i popoli e con esso ciò che ha forma e sapore di pane distribuiremo: la terra, la bellezza, l’amore, tutto ciò ha sapore di pane, forma di pane, germinazione di farina, tutto nacque per essere condiviso, per essere donato, per moltiplicarsi.
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Mi lascio ispirare
Fame e sete, ma di che cosa? Il dialogo che Gesù ha intavolato con la folla, che lo ha seguito dopo il segno dei pani e dei pesci, giunge finalmente al suo nucleo: che cosa veramente sazia e disseta per la vita? Certo, ci furono un pane e un’acqua che furono necessari per il cammino nel deserto verso la terra promessa, per mantenersi in vita, ma quello fu un dono momentaneo. Ora, in Gesù, il dono è definitivo e totale.
Il Padre dona il pane che è la vita del mondo. Ovviamente questa affermazione fa desiderare quel tipo di pane alla folla. Ecco che allora giunge da parte di Gesù il grande annuncio: «io sono il pane di vita». Della vita vera.
Chi si sazia di lui non avrà più né fame né sete. Gesù è il dono totale, definitivo, del Padre. In lui si trova finalmente ciò che permette di vivere fino in fondo la propria relazione col Padre.
Giungere a lui è scoprire finalmente chi può dare pienezza ai desideri più profondi di vita, di comunione, di scoperta di un Dio che si dona e che è dono per il mondo intero, di un Dio che proprio nel pane eucaristico si mette nelle mani dell’uomo per trasformarlo.
Un Dio così può anche scandalizzare, ma è l’unico modo per dire all’umanità che il suo amore è totale, che la sua vicinanza è completa, che la relazione con essa non potrà mai venire meno.
L’infanzia e la giovinezza: Pasolini nacque da Carlo Alberto Pasolini, tenente di fanteria, e Susanna Colussi, maestra elementare. La sua famiglia aveva origini ravennati, ma il padre dissipò il patrimonio di famiglia. Nel dicembre del 1921, Carlo Alberto sposò Susanna a Casarsa2.
Il periodo della guerra: Durante la Seconda Guerra Mondiale, Pasolini fu imprigionato dai tedeschi per breve tempo. Questa esperienza influenzò profondamente la sua visione del mondo e la sua produzione artistica.
Gli anni sessanta: Pasolini fu coinvolto in denunce e processi, ma continuò a scrivere e dirigere. Il suo romanzo Il sogno di una cosa e il movimento del Sessantotto furono momenti significativi.
Gli anni settanta: Pasolini realizzò la Trilogia della vita e scrisse il romanzo Petrolio. Il suo film Salò o le 120 giornate di Sodoma fu controverso e provocò forti reazioni.
Meditazione di oggi 16 aprile 2024: nuove compassioni
I tuoi occhi si sono aperti questa mattina. Il sole è sorto di nuovo. Il tuo cuore batte ancora. I tuoi polmoni inalano ossigeno fresco. Sei qui, sei vivo e la tua vita ha un valore intrinseco.
È tutto vero.
Ma questo mondo malato cerca di abbatterci, il che può essere divorante: le nostre relazioni sono tutt'altro che perfette, i nostri desideri sono volti verso l'egoismo e, talvolta, il trantran quotidiano può sembrare asfissiante.
L'autore delle Lamentazioni, tradizionalmente identificato come Geremia (anche se il suo nome non è dichiarato esplicitamente), conosciuto come il "profeta che piange", è costantemente abbattuto a causa del peccato lacerante del suo popolo e del disprezzo aperto per il loro Creatore. Il libro è pieno di dolore, angoscia e lamento. Ma, nonostante ciò, egli scrive con fiducia:
“Ecco ciò che voglio richiamare alla mente, ciò che mi fa sperare: è una grazia del SIGNORE che non siamo stati completamente distrutti; le sue compassioni infatti non sono esaurite, si rinnovano ogni mattina. Grande è la tua fedeltà!" Lamentazioni 3:21-23
Anche se il popolo di Dio si era ribellato, anche se la forza di Israele era sparita e stava affrontando le conseguenze della sua idolatria, anche se l'infedeltà stava facendo crollare le vite di tutti coloro che ne facevano parte…
Dio invece spargeva il Suo amore tenace. Dio invece mostrava la Sua misericordia infinita. Dio invece riversava sul Suo popolo la Sua fedeltà costante.
Ecco perché non è stato distrutto. Ed è per questo che noi abbiamo ancora speranza.
Se sei fuggito da Dio, hai ignorato il Suo piano buono, hai ignorato i Suoi avvertimenti, ti sei ribellato di proposito a Lui, o semplicemente hai scelto di dimenticare del tutto la Sua esistenza, non è troppo tardi per tornare indietro.
Dio non ignora quelli che vengono a Lui. Non respinge quelli che hanno un cuore umile e pentito. Egli attende pazientemente e fedelmente coloro che torneranno a Lui.
In quei giorni, Stefano [diceva al popolo, agli anziani e agli scribi:] «Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo.
Come i vostri padri, così siete anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete diventati traditori e uccisori, voi che avete ricevuto la Legge mediante ordini dati dagli angeli e non l'avete osservata». All'udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano.
Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: «Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio».
Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Sàulo.
E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: «Signore Gesù, accogli il mio spirito». Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: «Signore, non imputare loro questo peccato». Detto questo, morì. Sàulo approvava la sua uccisione.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale
Dal Sal 30 (31)
R. Alle tue mani, Signore, affido il mio spirito.
Sii per me una roccia di rifugio, un luogo fortificato che mi salva. Perché mia rupe e mia fortezza tu sei, per il tuo nome guidami e conducimi. R.
Alle tue mani affido il mio spirito; tu mi hai riscattato, Signore, Dio fedele. Esulterò e gioirò per la tua grazia, perché hai guardato alla mia miseria. R.
Sul tuo servo fa’ splendere il tuo volto, salvami per la tua misericordia. Benedetto il Signore, che per me ha fatto meraviglie di grazia. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Io sono il pane della vita, dice il Signore: chi viene a me non avrà fame. (Gv 6,35ab)
Alleluia.
Vangelo
Non Mosè, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo.
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: "Diede loro da mangiare un pane dal cielo"».
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo».
Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
“Il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”
Il Cristo è "pane della vita" per quelli che credono in lui: credere in Cristo è mangiare il pane di vita, è possedere in sé il Cristo, è possedere la vita eterna. (…) “Io sono il pane della vita. – Egli dice - I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti” (Gv 6,48ss).
Bisogna intendere la morte spirituale. Perché sono morti? Perché credevano a ciò che vedevano; non capivano ciò che non vedevano. (…) Mosè ha mangiato la manna, Aronne pure e molti altri anche che sono piaciuti a Dio e non sono morti. Perché non sono morti? Perché hanno capito nello spirito, hanno avuto fame nello spirito, hanno gustato nello spirito la manna per essere saziati nello spirito. “Questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia” (v. 50).
Questo pane, cioè Cristo stesso che così parlava(…), è stato prefigurato dalla manna, ma può più della manna. Poiché per se stessa la manna non poteva impedire di morire spiritualmente. (…) Ma i giusti hanno visto nella manna Cristo, hanno creduto alla sua venuta, e Cristo, di cui la manna era il simbolo, dà a tutti coloro che credono in lui di non morire nello spirito. Ecco perché dice: “ Questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia”.
Qui sulla terra, qui ora, davanti ai vostri occhi, occhi di carne, qui si trova “il pane disceso dal cielo”. “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo” (v.51). Il “pane di vita” di poco fa è ora chiamato “pane vivo”. Pane vivo, perché possiede in se stesso la vita che resta e perché può liberare dalla morte spirituale e dare la vita. Prima ha detto: “Chi ne mangia non morirà”; ora parla chiaramente della vita che dona: “Chi mangia questo pane vivrà in eterno” (v. 58).
PAROLE DEL SANTO PADRE
Gesù non elimina la preoccupazione e la ricerca del cibo quotidiano, no, non elimina la preoccupazione di tutto ciò che può rendere la vita più progredita.
Ma Gesù ci ricorda che il vero significato del nostro esistere terreno sta alla fine, nell’eternità, sta nell’incontro con Lui, che è dono e donatore, e ci ricorda anche che la storia umana con le sue sofferenze e le sue gioie deve essere vista in un orizzonte di eternità, cioè in quell’orizzonte dell’incontro definitivo con Lui. E questo incontro illumina tutti i giorni della nostra vita.
Se noi pensiamo a questo incontro, a questo grande dono, i piccoli doni della vita, anche le sofferenze, le preoccupazioni saranno illuminate dalla speranza di questo incontro. «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà sete, mai!» (v. 35).
E questo è il riferimento all’Eucaristia, il dono più grande che sazia l’anima e il corpo. Incontrare e accogliere in noi Gesù, “pane di vita”, dà significato e speranza al cammino spesso tortuoso della vita. (Angelus, 2 agosto 2015)