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In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».
Mi lascio ispirare
«Siate pronti.»
In questa frase è visibile ciò che definiamo avere fede.
Si ha fede quando si corre il rischio di attendere, di riscoprirsi pronti per quella attesa.
Immaginiamoci per un attimo in chiesa, seduti su una panca, spettatori attivi di chi entra. Ci sono volti di fede che arrivano scalzi per sperare che l’attesa li renda pronti a qualcosa di buono.
Altri invece arrivano per imparare ad aspettare e ad avere fede, guidati dal maestoso silenzio che solo un luogo sacro può infondere.
I loro occhi appena arrivati sono spaventati, spaesati e inquieti.
Ma quando escono si vede il cambiamento: alcuni accennano un sorriso, altri lasciano che una lacrima righi il loro volto, altri ancora decidono di sedersi, chiudere gli occhi e attendere che il cuore si plachi.
Perché è nell’attesa che si scopre la forza di essere pronti a vivere i momenti di gioia ma soprattutto di dolore in maniera piena, perché non siamo altro che esseri umani che ricercano un raggio di luce pronto a salvarci.
Inizia oggi la Novena per i defunti, di seguito condividiamo con Voi una delle possibili preghiere da fare in suffragio di tutte le anime "in cammino".
A completamento della Novena riportiamo anche la preghiera a
Maria SS.ma per le Anime del Purgatorio più dimenticate
O Maria, pietà di quelle povere Anime che, chiuse nelle prigioni tenebrose del luogo di espiazione, non hanno alcuno sulla terra che pensi a loro.
Degnatevi, o buona Madre, abbassare su quelle abbandonate uno sguardo di pietà; ispirate a molti cristiani caritatevoli il pensiero di pregare per esse, e cercate nel Vostro Cuore di Madre i modi di venire pietosamente in loro aiuto.
O Madre del perpetuo soccorso, abbiate pietà delle Anime più abbandonate del Purgatorio. Misericordioso Gesù, date loro il riposo eterno.
Leggi e ascolta la storia con morale "cogli l'attimo"
Sommario
Leggiamo insieme
C'era una volta un giovane contadino di nome Marco, che viveva in un piccolo villaggio circondato da campi verdi e colline ondulate. Marco era noto per essere un giovane ambizioso, costantemente concentrato sul futuro. Sognava di diventare ricco e di vedere il mondo, ma ogni giorno trascorreva il suo tempo a pianificare il futuro, a risparmiare denaro e a fare progetti per un giorno lontano.
Un giorno, mentre camminava tra i campi, Marco vide un vecchio amico di famiglia, un saggio contadino di nome Giovanni, intento a cogliere i frutti maturi da un albero. Marco si avvicinò a lui e lo interrogò sulla sua attività.
"Giovanni, perché sprechi il tuo tempo a cogliere frutti? Non hai piani per il futuro?" chiese Marco con disprezzo.
Giovanni sorrise e rispose: "Marco, il futuro è incerto, e mentre è importante pianificare, non dobbiamo mai dimenticare di vivere il presente. Questi frutti sono maturi ora, e non so cosa succederà domani. Perciò, sto cogliendo quest'opportunità ora, mentre posso."
Marco scosse la testa con disapprovazione e continuò la sua strada. Continuò a risparmiare denaro e a rimandare i suoi sogni di viaggio e di ricchezza. Gli anni passarono, e mentre Marco accumulava denaro, la vita lo sorpassava.
Nel frattempo, Giovanni continuava a vivere il presente. Ogni giorno, coglieva l'opportunità di coltivare, di ridere con gli amici e di apprezzare le piccole gioie della vita. Non era ricco, ma era felice.
Un giorno, un terremoto colpì il villaggio, distruggendo molte case e campi. Marco perse gran parte del suo patrimonio, mentre Giovanni perse la sua casa, ma non perse mai il suo spirito. Era riuscito a costruire legami forti con gli altri abitanti del villaggio attraverso gli anni di amicizia e supporto reciproco.
In seguito a questa tragedia, Marco si rese conto dell'importanza di vivere il presente. Aveva perso così tanto tempo concentrato sul futuro che non aveva mai apprezzato veramente le persone e le opportunità che aveva avuto a portata di mano.
Dopo aver imparato questa lezione, Marco decise di cambiare la sua prospettiva sulla vita. Iniziò a vivere il presente, ad apprezzare le piccole cose, e a dedicare più tempo agli amici e alla famiglia. Scoprì che la felicità non derivava solo dal raggiungimento di obiettivi futuri, ma anche dal godersi il viaggio.
La morale di questa storia è che, mentre è importante pianificare per il futuro, non dovremmo mai trascurare il presente. Le opportunità che abbiamo di fronte oggi potrebbero non essere disponibili domani, e la vera ricchezza sta nel godere appieno della vita, nel costruire relazioni significative e nel cogliere le piccole gioie che il presente offre. Vivere il presente senza sprecare opportunità è una lezione preziosa che Marco ha imparato grazie alla saggezza di Giovanni, un uomo che aveva imparato a cogliere il momento.
Se per la caduta di uno solo la morte ha regnato, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani Rm 5,12-15b.17-19.20b-21
Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata anche la morte, poiché tutti hanno peccato, molto più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti.
Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.
Come dunque per la caduta di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera giusta di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione, che dà vita. Infatti, come per la disobbedienza di un solo uomo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti.
Ma dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia. Di modo che, come regnò il peccato nella morte, così regni anche la grazia mediante la giustizia per la vita eterna, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore.
Parola di Dio.
Salmo Responsoriale Dal Sal 39 (40)
R. Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.
Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo. R.
Nel rotolo del libro su di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo». R.
Ho annunciato la tua giustizia nella grande assemblea; vedi: non tengo chiuse le labbra, Signore, tu lo sai. R.
Esultino e gioiscano in te quelli che ti cercano; dicano sempre: «Il Signore è grande!» quelli che amano la tua salvezza. R.
Acclamazione al Vangelo
Alleluia, alleluia.
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo. (Lc 21,36)
Alleluia.
Il Vangelo del 24 ottobre 2023
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli.
Dal Vangelo secondo Luca Lc 12,35-38
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!».
Ho capito che è una grande felicità essere tutto di Dio, vista la sua infinita grandezza. Dio ci onora di chiamarci alla santità.
Ho capito ciò col paragone di un re che sceglie uno dei suoi sudditi perché sia unicamente per sé e non vuole che faccia alcun servizio ad alcun altro, se non alla sua propria persona, e vuole tutta la sua amicizia; soprattutto se il principe è di grande valore.
Si ama il re, anche se non lo si è mai visto, non lo si vedrà mai, anche se lui non ci ama affatto, ignora i nostri sentimenti, non ci conosce e, se ci conoscesse, non dovesse parlare di noi. E Dio, che non vediamo, in verità, ma che vedremo eternamente, che ci vede, che ci ama, che ci fa del bene, che è testimone di tutti i nostri pensieri, non possiamo amarlo! -
E' che il re è nostro signore. - E Dio non lo è? E in più non è nostro Creatore e nostro Padre, ecc.? Se Dio regna in noi, tutto gli obbedirà, tutto sarà fatto secondo il minimo dei suoi comandi, nulla sarà fatto se non per suo ordine. Inoltre cercheremo di piacergli in ogni cosa, studieremo le sue inclinazioni, anticiperemo i suoi desideri, faremo, sempre e in ogni cosa, ciò che pensiamo possa piacergli di più; perché queste sono le due cose che abbiamo nei confronti dei re: la cieca sottomissione e l'estrema compiacenza, fare ciò che piace a Dio e ciò che gli piace di più.
PAROLE DEL SANTO PADRE
«Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese» (v. 35). Questa è la modalità. Anzitutto «le vesti strette ai fianchi», un’immagine che richiama l’atteggiamento del pellegrino, pronto per mettersi in cammino.
Si tratta di non mettere radici in comode e rassicuranti dimore, ma di abbandonarsi, di essere aperti con semplicità e fiducia al passaggio di Dio nella nostra vita, alla volontà di Dio, che ci guida verso la meta successiva. (…) E poi (…) ci è richiesto di mantenere «le lampade accese», per essere in grado di rischiarare il buio della notte. Siamo invitati, cioè, a vivere una fede autentica e matura, capace di illuminare le tante “notti” della vita. Lo sappiamo, tutti abbiamo avuto giorni che erano vere notti spirituali.
La lampada della fede richiede di essere alimentata di continuo, con l’incontro cuore a cuore con Gesù nella preghiera e nell’ascolto della sua Parola. (…) E Gesù, per farci capire questo atteggiamento, racconta la parabola dei servitori che attendono il ritorno del padrone quando torna dalle nozze (vv. 36-40), presentando così un altro aspetto della vigilanza: essere pronti per l’incontro ultimo e definitivo col Signore. Ognuno di noi si incontrerà, si troverà in quel giorno dell’incontro.
Ognuno di noi ha la propria data dell’incontro definitivo. Dice il Signore: «Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; … E, se giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!» (vv. 37-38).
Con queste parole, il Signore ci ricorda che la vita è un cammino verso l’eternità; pertanto, siamo chiamati a far fruttificare tutti i talenti che abbiamo, senza mai dimenticare che «non abbiamo qui la città stabile, ma andiamo in cerca di quella futura» (Eb 13,14).
In questa prospettiva, ogni istante diventa prezioso, per cui bisogna vivere e agire su questa terra avendo la nostalgia del cielo: i piedi sulla terra, camminare sulla terra, lavorare sulla terra, fare il bene sulla terra, e il cuore nostalgico del cielo. (Angelus, domenica 11 agosto 2019)