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commento di Gv 6,24-35, a cura di Martina Pampagnin

Apro gli occhi e ti penso.

Mogol

Mi preparo

Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore

Entro nel testo (Gv 6,24-35)

In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».

Mi lascio ispirare

Ci sono giorni in cui tutto è grigio e nebbioso. Giorni in cui mi guardo attorno e mi chiedo dove sia finita quella luce d’estate che illuminava tutto il mondo attorno a me facendomi brillare gli occhi e battere forte il cuore, pieno di vita straboccante. Giorni in cui mi trovo a guardare dal finestrino del bus chiedendomi: ma è successo davvero o era un sogno? Quella gioia dov’è? Dove la trovo? La pancia mi porterebbe a correre a destra e a manca per ritrovarla, ma poi dal cuore si muove qualcosa: chiudi gli occhi, sembra dire.

E così ritrovo la luce che pensavo persa custodita nel cuore: sento il profumo del pane in tavola che dà ristoro a tutti gli amici che passavano per la tavola della comunità, il calore delle cene in famiglia, l’emozione di salire su un palco e raccontare con coraggio la mia più grande paura; vedo i volti e sento le risate calde degli amici e delle amiche dopo una lunga e tortuosa strada, il volto radioso della prima amica sposa e del suo sposo davanti all’altare; la gioia senza fine del ritrovarsi finalmente con le persone care dopo tanto tempo lontani… Ciascun ricordo compare ai miei occhi chiusi come sfera di luce che brilla nella costellazione della mia vita. Come posso pensare che sia tutto finto? Che la mia vita sia vuota, sia senza di te? Apro gli occhi e il mondo adesso indossa un’altra stagione per me: piena estate, viva, danzante, leggera. Ti vedo attorno me, dove prima sembravi non esserci. Come posso non credere se il sapore confortante della tua presenza, se il profumo del pane che spezzi per noi è sempre nell’aria? Signore, dacci sempre questo pane!

Martina Pampagnin

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

Quale immagine ti riporta al centro del cuore, a riscoprire quella luce di vita in te?

Quando tutto sembra grigio e nebbioso, dove cerchi conforto?

A chi vuoi che giunga il profumo del pane oggi?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

(fonte © GET UP AND WALK)


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