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Amore è a casa

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La casa è dove c’è l’amore: può essere 2 vani e accessori, può essere dipinta di bianco, può essere con marmi lussuosi o costruita con pietra a secco. Importante ci sia amore.

Ed è qui che io ho l’amore: Francesca, Eugenio e Giuseppina.

Mi piace condividere con voi il mio viaggio di oggi, a Roma, all’ospedale pediatrico bambino Gesù al Gianicolo.

Trenitalia

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La sveglia suona alle 5. La notte è stata ancora una volta, ultimamente, agitata: il pancino di Eugenio in queste ultime 5 notti è molto irrequieto.

Bacio delicatamente il capo del mio angioletto Francesca e del mio angioletto Eugenio, parto per la stazione di Vairano-Caianello con mio cugino Tonino.

In perfetto orario parte il treno regionale 2496 di Trenitalia. Lindo e pinto, pulitissimo, ordinato e rigorosamente disinfettato. Era da tanto tempo che non prendevo un treno: aria condizionata, presa 220v ad ogni fila di posti, ove d a 2 e ove da 4 posti, monitor lcd con indicazione del percorso e velocità, degni della migliore compagnia aerea. Ora le blasonate ferrovie svizzere, tedesche, olandesi ci fanno un baffo!

Mi appisolo anche un pochino, ma penso sempre all’amore mio, agli amori miei, che dormono a casa, o almeno dovrebbero. Ci messaggiamo con mia moglie, Eugenio ha sempre il pancino brontolante. Fanno la spola tra camera da letto-lettone e salone-divano.

Il treno parte in perfetto orario alle 6.45 e in 2 ore e 1 minuto arrivo a Roma Termini

Prendo un taxi: sicuramente sarà più caro dell’autobus, ma vuoi mettere la sicurezza, in questo particolare periodo, del viaggiare da solo in auto invece di essere stipati in autobus nel mirino del covid? Un tassista discreto e preciso, in 10 minuti mi porta all’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale pediatrico bambino Gesù al Gianicolo. Lo conosco bene, molto bene.

La Madonna posta proprio all’ingresso dell’ospedale, accoglie coloro che si affidano alla fede con il suo sorriso dolce e materno, ad indicarci che la scienza e la fede viaggiano di pari passo, abbracciati un un unico amore.

Salgo in day hospital, al terzo piano: a confronto la stazione Termini era meno affollata e più tranquilla. Penso: ecco qui il nostro futuro, i bambini, già malati in tenera età.

I bambini che popoleranno il mondo e dovranno renderlo ancora migliore di quello che gli abbiamo lasciato in eredità, sono malati. E ne sono tanti, tantissimi, troppi.

Mi incrocio con la dottoressa Cacchione, che si stupisce ogni volta per la mia precisione; ed ogni volta associa la precisione con il cognome e le tornano i conti!

Da li a pochi minuti mi chiama via altoparlante, a colloquio nel suo studio.

Nella sua altissima professionalità è sincera, maternamente affranta, dispiaciuta della sconfitta della scienza, ma realista e compassionevole.

Offrire ad Eugenio la migliore vita possibile, per quanto sia possibile, e per il tempo che Dio vorrà concedergli.

Toglie 2 farmaci dal menù quotidiano di Eugenio, proprio per alleggerirgli il carico tossico.

Diminuisce anche il cortisone, per evitargli appesantimento del corpo.

Spostiamo lo Stivarga dalle 20 alle 12, poiché essendo il principale responsabile del male al pancino di Eugenio, assumedolo al mezzodì lo tollera meglio fino alla notte.

Inizierà l’assunzione sabato 8. Per altri 21 giorni.

La risonanza non è prevista in questa perapia, che non essendo sperimentale, è già appurata la verifica almeno al terzo ciclo del farmaco. Antonella Cacchione, umanamente, non vuole sottoporre Eugenio ad ulteriori bombardamenti di radiazioni, se queste proprio non sono necessarie.

Quindi, da qui ad un mese, verificheremo insieme lo stato generale del nostro superuomo, del nostro iron-man, del nostro guerriero, del nostro amato Eugenio e valuteremo se fare o meno una risonanza.

Ci salutiamo, con gli occhi ci abbracciamo, il nostro amore per Eugenio si incrocia.

La mia voce, strozzata dalla commozione, le dice “grazie!”

Adesso devo andare a ringraziare la nostra amata Madonnina, in cappella Salviati.

Passo alla farmacia dell’ospedale, per ritirare qualche farmaco per Eugenio.

Sento una forte attrazione, mi giro, e la Madonnina è li, che mi guarda.

Ritiro i farmaci, e scendendo le scale del padiglione S. Onofrio, penso alla vita.

Chiamo 3570 radiotaxi, ed in 4 minuti palermo38 è da me. In 10 minuti sono alla Stazione Termini. Sono le 11, e sono in anticipo: mi tocca aspettare fino alle 12.35

Il treno regionale 2303 da Roma Termini a Vairano-Caianello è abbastanza pieno, ma distanziati e con mascherina, nel rispetto rigoroso delle regole anti-covid.

In meno di due ore sono a Vairano-Caianello, con circa 8 minuti di anticipo .

Torno a casa. Eugenio mi accoglie col suo sorriso, sonnecchioso e dolce.

Francesca corre giù per le scale per abbracciarmi. Giuseppina mi abbraccia.

Abbiamo imparato a leggerci nel cuore.


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