Dona

Preghierina del 25 gennaio 2025

Diffondere vita

commento al Vangelo di oggi di Mc 16,15-18, a cura di Sara Zaccarini

Senza dolore, non ci può essere nessun piacere. Senza tristezza, non ci può essere felicità. Senza miseria non ci può essere bellezza. E senza queste tre cose, la vita è senza fine, senza speranza.

Harlan Ellison

Entro nel testo (Mc 16,15-18)

In quel tempo, Gesù apparve agli Undici e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Mi lascio ispirare

Oggi contempliamo Gesù risorto mentre invia i suoi discepoli ad evangelizzare in ogni parte del mondo. Sono chiamati a portare la Buona Notizia: la morte non ha più l’ultima parola nella vita degli uomini, perché è stata vinta da Lui.

Il Signore, in questo modo, ci rivela che tutte le situazioni di morte che possiamo trovarci a vivere, se le apriamo alla sua grazia, potranno essere illuminate dalla sua luce.

Oggi abbiamo la possibilità di dare nome e affidare al Signore tutte le situazioni di dolore e sofferenza che ci troviamo a vivere. Signore, te le affidiamo e ti chiediamo che l’annuncio della tua Buona Notizia le raggiunga e le trasformi, affinché da esse possa sgorgare la vita per noi e per coloro che ci circondano.

Sara Zaccarini

Preghiamo insieme

Preghierina
Preghierina
Preghierina del 25 gennaio 2025
Loading
/

L’Erba e la Rugiada

Leggi e ascolta la favola de "l'erba e la rugiada"

C'era una volta, in un prato rigoglioso, un filo d'erba tutto verde e brillante. Ogni mattina, al sorgere del sole, si svegliava con la gioia di sentire i primi raggi di luce accarezzare le sue foglie. Ma la sua gioia più grande era la rugiada, che ogni notte lo ricopriva di piccole perle trasparenti.

La rugiada, leggera e fresca, raccontava all'erba storie di stelle lontane, di vento che viaggiava per il mondo e di animali che dormivano sotto la luna. L'erba ascoltava incantata, sentendosi parte di un grande mistero.

Un giorno, un bruco affamato si arrampicò sul filo d'erba. "Che delizia!", pensò il bruco, rosicchiando una fogliolina. L'erba si sentì un po' triste, ma capì che far parte della vita era anche questo.

La rugiada, vedendo il bruco, si mise a brillare ancora di più, per dare coraggio al suo amico. "Non preoccuparti", sussurrò la rugiada, "crescerai ancora più forte".

E così fu. L'erba, grazie alla rugiada e al sole, crebbe rigogliosa e forte. E ogni mattina, al risveglio, continuava ad ascoltare le storie della rugiada, sentendosi sempre più parte di quel meraviglioso mondo.

Morale: Anche le piccole cose, come un filo d'erba e una goccia di rugiada, hanno un grande valore. L'amicizia, la natura e la vita stessa sono un dono prezioso da custodire.

Cosa possiamo imparare da questa storia:

  • Apprezzare le piccole cose: La bellezza si trova anche nei dettagli più semplici, come un filo d'erba bagnato dalla rugiada.
  • L'importanza della natura: La natura ci offre molto di più di quanto possiamo immaginare. Ascoltiamola e rispettiamola.
  • L'amicizia: L'amicizia ci aiuta a superare i momenti difficili e ci fa sentire meno soli.

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
Le favole della buonanotte
L'Erba e la Rugiada
Loading
/

Le spese di assistenza per persone con disabilità al 100% sono sempre deducibili

Si rende noto che la Corte di Cassazione, con la sentenza n. 449 del 9 gennaio 2025, ha stabilito un principio chiaro: le spese sostenute per l'assistenza di persone con disabilità al 100% sono integralmente deducibili, indipendentemente dal reddito del contribuente o dalla qualificazione professionale di chi presta l'assistenza.

La decisione respinge il ricorso presentato dall'Agenzia delle Entrate, che aveva contestato la deducibilità totale di tali spese imponendo un taglio significativo in un caso specifico. Un contribuente, infatti, si era visto negato dal Fisco la deduzione integrale delle spese sostenute per la cura della moglie, gravemente invalida dopo un incidente stradale e assistita da due collaboratrici domestiche.

L'Agenzia delle Entrate aveva ridotto gli oneri deducibili da oltre 36mila euro a meno di 5mila euro, sostenendo che le assistenti non possedessero qualifiche specifiche per l'assistenza a persone con disabilità.

La Corte ha ribaltato l’interpretazione dell’Agenzia, sottolineando che, per soggetti con grave e permanente invalidità o menomazione riconosciuta ai sensi dell’articolo 3 della legge 104/1992, il regime fiscale agevolato (articolo 10, comma 1, lettera b, del Tuir) si applica senza limiti relativi alla qualifica professionale del personale impiegato.

La norma prevede che le spese di assistenza siano deducibili integralmente, purché siano specificamente dirette alla cura del disabile. Con questa sentenza, la Cassazione pone fine a un'interpretazione restrittiva che per anni aveva condizionato il trattamento fiscale delle spese di assistenza per persone con disabilità. La decisione sottolinea che l'obiettivo della normativa è garantire un regime di favore senza discriminazioni legate alla natura specialistica o meno dell'assistenza, riconoscendo pienamente il diritto dei soggetti fragili a ricevere cure adeguate e senza oneri fiscali aggiuntivi.

Il Garante dei diritti delle persone con disabilità della Regione Campania l’avv. Paolo Colombo dichiara: “Questa pronuncia apre la strada a una maggiore chiarezza normativa e rappresenta un importante precedente per tutti i contribuenti che assistono familiari con disabilità grave, offrendo una tutela concreta e garantendo il rispetto delle finalità sociali e di inclusione previste dalla legge”.

Comunicato stampa del 24/01/2025 del Garante dei disabili della Regione Campania, l’avv. Paolo Colombo

Commento al Vangelo del 25 gennaio 2025

Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 16,15-18

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Parola del Signore.

Proseguire

Roberto Pasolini

Solitamente la Chiesa è solita commemorare il giorno della nascita al cielo come momento di preghiera e di intercessione, in cui il Corpo di Cristo rinnova e approfondisce la sua fede nella Pasqua e nel dono dello Spirito Santo, attraverso l’intercessione di un santo. Di Giovanni Battista – l’amico dello sposo – e della Vergine Maria – la madre del Verbo – ricordiamo invece il giorno della nascita al mondo, per sottolineare come anche la preparazione della via del Signore sia importante perché la sua venuta non sia in alcun modo né improvvisata né indesiderata. Per quanto riguarda il grande fariseo diventato apostolo delle genti, la tradizione propone invece di celebrare addirittura l’evento della sua conversione, perché questa memoria sia un pungolo per la vita di ogni credente e di ogni comunità a riflettere sulla necessità di convertire il cuore a Dio.

L’autocoscienza con cui Paolo si presenta nel libro degli Atti non può che indurci a rivedere gli stereotipi con cui siamo soliti confrontarci, ogni volta che cerchiamo di mettere mano al nostro itinerario di conversione a Dio per intensificare o raddrizzare il cammino della nostra fede. Il modo con cui Paolo ha provato a osservare fedelmente la Legge di Dio nella prima parte della sua vita è documentato, nella sua stessa memoria, con grande lucidità:

«Io perseguitai a morte questa Via, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne, come può darmi testimonianza anche il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani» (At 22,4-5).

Il luogo in cui il Signore fa scendere «dal cielo» (22,6) la folgore della sua luce e la potenza della sua parola è proprio questa parte dell’umanità di Paolo così intrisa di devozione e così intransigente da diventare persino diritto di annullare il cammino di chi appare diverso o avverso alle proprie convinzioni. Questa è proprio la circostanza in cui Paolo viene raggiunto dall’invito a conversione da parte del Signore, proprio mentre si sta recando a Damasco «per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che stanno là, perché fossero puniti» (22,5). Per poter salvare il fariseo dai suoi radicati convincimenti, il Signore non ha altra strada se non quella di far brillare davanti ai suoi occhi il mistero e le conseguenze dell’Incarnazione:

«Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti» (At 22,8).

La chiesa non dovrebbe mai dimenticare il mistero di grazia che celebra in questa memoria liturgica: non tanto il passaggio dall’incredulità alla fede, ma la radicale rinuncia a ogni forma di sopraffazione dell’altro in nome della fede, costante tentazione che attraversa il cuore credente quando è chiamato a misurarsi con qualcosa o qualcuno fortemente estraneo alla propria sensibilità religiosa. Naturalmente questa mitezza è il corollario del vero fulcro della conversione vissuta da Paolo, cioè il passaggio non tanto dai peccati a una vita moralmente irreprensibile, quanto quello da un volto di Dio esigente e intransigente a uno compatibile con la logica inclusiva del vangelo.

Un particolare nel racconto degli Atti ci autorizza a cogliere anche una certa continuità nel processo di conversione a cui la provvidenza di Dio conduce l’apostolo delle genti. Alzandosi da terra, Paolo non riceve l’ordine di fare un’inversione, ma di continuare – e approfondire – il suo cammino credente:

«Alzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia» (At 22,10).

Proseguire – senza indugiare nei sensi di colpa – è l’invito che il Risorto rivolge agli Undici apostoli, ancora traumatizzati dallo scandalo della passione, eppure raggiunti e rilanciati da uno guardo di speranza:

«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura» (Mc 16,15).

Convertirsi alle conseguenze della Pasqua di Cristo non significa cambiare il costume o i costumi della propria vita, ma avventurarsi in un tempo di maturazione nel quale ogni paura – di vivere e di morire – ha bisogno di consumarsi lentamente nel fuoco dell’amore di Cristo, perché i «segni» della sua vita in noi si possano manifestare:

«nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno» (Mc 16,17-18).

Ascoltiamo insieme

La Parola del 25 gennaio 2025

Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 25 gennaio 2025

Conversione di San Paolo, apostolo, festa

Prima Lettura

Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il nome di Gesù.

Dagli Atti degli Apostoli
At 22,3-16

In quei giorni, Paolo disse al popolo:
«Io sono un Giudeo, nato a Tarso in Cilìcia, ma educato in questa città, formato alla scuola di Gamalièle nell'osservanza scrupolosa della Legge dei padri, pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi. Io perseguitai a morte questa Via, incatenando e mettendo in carcere uomini e donne, come può darmi testimonianza anche il sommo sacerdote e tutto il collegio degli anziani. Da loro avevo anche ricevuto lettere per i fratelli e mi recai a Damasco per condurre prigionieri a Gerusalemme anche quelli che stanno là, perché fossero puniti.
Mentre ero in viaggio e mi stavo avvicinando a Damasco, verso mezzogiorno, all'improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me; caddi a terra e sentii una voce che mi diceva: "Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?". Io risposi: "Chi sei, o Signore?". Mi disse: "Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti". Quelli che erano con me videro la luce, ma non udirono la voce di colui che mi parlava. Io dissi allora: "Che devo fare, Signore?". E il Signore mi disse: "Àlzati e prosegui verso Damasco; là ti verrà detto tutto quello che è stabilito che tu faccia". E poiché non ci vedevo più, a causa del fulgore di quella luce, guidato per mano dai miei compagni giunsi a Damasco.
Un certo Ananìa, devoto osservante della Legge e stimato da tutti i Giudei là residenti, venne da me, mi si accostò e disse: "Saulo, fratello, torna a vedere!". E in quell'istante lo vidi. Egli soggiunse: "Il Dio dei nostri padri ti ha predestinato a conoscere la sua volontà, a vedere il Giusto e ad ascoltare una parola dalla sua stessa bocca, perché gli sarai testimone davanti a tutti gli uomini delle cose che hai visto e udito. E ora, perché aspetti? Àlzati, fatti battezzare e purificare dai tuoi peccati, invocando il suo nome"».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 116 (117)

R. Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

Genti tutte, lodate il Signore,
popoli tutti, cantate la sua lode. R.

Perché forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura per sempre. R.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Io ho scelto voi, dice il Signore,
perché andiate e portiate frutto
e il vostro frutto rimanga. (Cf. Gv 15,16)

Alleluia.

Il Vangelo del 25 gennaio 2025

Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo.

Dal Vangelo secondo Marco
Mc 16,15-18

In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro:
«Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato.
Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno».

Parola del Signore.

Il Vangelo del giorno
Il Vangelo del giorno
La Parola del 25 gennaio 2025
Loading
/

San Giovanni Crisostomo (ca 345-407)

sacerdote ad Antiochia poi vescovo di Costantinopoli, dottore della Chiesa

Le lodi di San Paolo, omelia 2 (trad. cb© evangelizo)

L'anima grande dell'apostolo Paolo

Chi sia l'uomo, la nobiltà della sua natura e di quale coraggio sia capace, lo ha manifestato più di ogni altro l'apostolo Paolo. Ogni giorno colmava pienamente la sua misura, aveva un'audacia sempre nuova di fronte ai pericoli che continuamente incombevano, come testimoniano queste sue parole: "Dimenticando ciò che mi sta alle spalle sono proteso verso ciò che mi sta di fronte" (Fil 3,13). Quando avverte arrivare la morte, invita a condividere la sua gioia dicendo. "Godetene e rallegratevi con me" (Fil 2,18). Nei pericoli, le ingiurie e tutte le disgrazie, esulta e scrive ai Corinti: "Mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni" (2 Co 12,10). Per Paolo c'era una sola cosa da temere e fuggire: offendere Dio. Egualmente, una sola cosa l'attirava: piacere a Dio, null'altro, nemmeno i beni del cielo; tutto ciò manifesta il suo amore per Cristo. (...) Un esempio le disposizioni quando chiese di essere escluso dalla gloria del cielo per salvare gli ebrei che avevano perso la salvezza (cf. Rm 9,3). Cosa che prova quanto fosse grande il dolore per la loro perdizione. Se non fosse stata tanto dolorosa, non avrebbe fatto tale richiesta, scegliendo piuttosto qualcosa di più tollerabile e consolante. E non era una semplice dichiarazione d'intenti, ma un vero grido del cuore: "Ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua" (Rm 9,2). A chi potremmo paragonare quest'uomo che soffre per il mondo intero?

Parole del Santo Padre

Paolo era un innamorato di Gesù. Saulo – il primo nome di Paolo – era già zelante, ma Cristo converte il suo zelo: dalla Legge al Vangelo. Il suo slancio prima voleva distruggere la Chiesa, dopo invece la costruisce. Ci possiamo domandare: che cosa è successo? Passa dalla distruzione alla costruzione? Che cosa è cambiato in Paolo? In che senso il suo zelo, il suo slancio per la gloria di Dio è stato trasformato? […] Nel caso di Paolo, ciò che lo ha cambiato non è una semplice idea o una convinzione: è stato l’incontro - questa parola: incontro - con il Signore risorto […] che ha trasformato tutto il suo essere. L’umanità di Paolo, la sua passione per Dio e la sua gloria non viene annientata, ma trasformata, “convertita” dallo Spirito Santo. L’unico che può cambiare i nostri cuori è lo Spirito Santo. E così per ogni aspetto della sua vita. […] Se uno è in Cristo, è una nuova creatura, ti cambia da dentro. (Udienza generale, 29 marzo 2023)