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Il viaggio di Pannettino

C'era una volta, in un piccolo villaggio di montagna, un forno magico dove venivano sfornati i dolci più deliziosi del mondo. Tra questi dolci c'era un panettone molto speciale, di nome Pannettino, che aveva un cappello rosso brillante. Non era un cappello qualsiasi, ma un cappello magico che poteva esaudire i desideri.

La Magia del Cappello

Pannettino viveva felice nel forno con gli altri dolci, ma sognava di esplorare il mondo al di fuori del forno. Una notte, quando tutti dormivano, il cappello iniziò a brillare e sussurrò a Pannettino: "È ora di vivere la tua avventura, piccolo panettone."

Il Viaggio di Pannettino

Pannettino uscì dal forno e iniziò il suo viaggio. Per prima cosa, incontrò un uccellino che aveva perso il nido a causa di una tempesta. Pannettino usò la magia del cappello per costruire un nuovo nido sicuro per l'uccellino e la sua famiglia. In cambio, l'uccellino gli insegnò a volare, permettendogli di esplorare ancora più lontano.

L'Incontro con i Bambini

Durante il viaggio, Pannettino arrivò in un orfanotrofio dove i bambini erano tristi perché non avevano dolci per Natale. Pannettino, vedendo la loro tristezza, usò il suo cappello magico per riempire l'orfanotrofio di dolci deliziosi. I bambini erano così felici che organizzarono una festa per ringraziare Pannettino e cantarono canzoni natalizie intorno al fuoco.

Il Grande Desiderio

Pannettino sentiva che la sua avventura stava per concludersi, ma c'era ancora un ultimo desiderio da esaudire. Incontrò un anziano fornaio che aveva sempre sognato di creare il panettone perfetto per la festa del villaggio. Pannettino decise di aiutare il fornaio, usando la magia del cappello per fare in modo che tutti gli ingredienti si combinassero perfettamente. Il risultato fu un panettone così delizioso che divenne famoso in tutto il mondo.

pannettino the magical panettone with a red hat on an adventure

Il Ritorno a Casa

Dopo aver esaudito tanti desideri, Pannettino sentì che era ora di tornare a casa nel forno magico. Al suo ritorno, fu accolto con gioia dagli altri dolci che avevano sentito parlare delle sue incredibili avventure.

E così, Pannettino e il suo cappello magico vissero felici e contenti, sapendo di aver portato gioia e magia nel mondo.

Ascoltiamo insieme

Le favole della buonanotte
Le favole della buonanotte
Il viaggio di Pannettino
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Commento al Vangelo del 25 dicembre 2024

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,1-18
 
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
 
Parola del Signore.

Il parametro della piccolezza

Roberto Pasolini

L’attesa è finita: ancora una volta è Natale. Il tempo dell’Avvento ci ha regalato l’occasione di incamminarci, così come siamo, verso Betlemme, per meditare il mistero dell’Incarnazione del Verbo. La voce dei profeti, la testimonianza di Giovanni Battista, il sogno di Giuseppe, il coraggio di Maria, hanno tracciato una strada per farci arrivare colmi di desiderio davanti alla follia di un Dio fatto uomo. Il dono, piccolo e immenso, del suo Natale ora è davanti agli occhi della nostra fede, per essere riconosciuto, creduto, accolto.

Il punto prospettico da cui la liturgia del giorno ci fa contemplare questo mistero d’amore è piuttosto suggestivo. Il profeta riceve una visione sulle rovine di Gerusalemme, la città devastata e deportata, sulle cui alture si scorgono all’improvviso i piedi di un messaggero di buone notizie:

«Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce, insieme esultano, poiché vedono con gli occhi il ritorno del Signore a Sion» (Is 52,8).

Sempre dal basso, dal piccolo, dal fondo di un esilio, risorge per la chiesa la gioia del Natale. Perché solo a partire dall’ultimo posto Dio può accendere una speranza di vita per tutta la storia e per tutte le storie, come ci fa cantare gioiosamente il salmo responsoriale: «Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio».

La meravigliosa comparsa di Dio tra le rovine della storia umana è descritta dal prologo del quarto vangelo in termini di contemplazione estatica, ma anche con accenti di profondo realismo:

«Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto» (Gv 1,10-11).

La sfida che il Natale pone al cuore e al buon senso della nostra umanità è il parametro della piccolezza come criterio di compatibilità con la vita divina. Facendosi uomo, Dio ha voluto assumere non la forma di un sole abbagliante, ma la forza mite e invincibile di un infante, di uno che — letteralmente — non può parlare. La Parola di Dio è venuta ad abitare in mezzo a noi come una piccola candela che, lentamente e inesorabilmente, pone fine alle tenebre che la circondano semplicemente con la sua presenza e con la sua luce. È questo il segno del Natale. È questa la straordinaria forza della «luce vera, quella che illumina ogni uomo» (1,9). Un bagliore mite, sereno, stabile, destinato a vincere sulle tenebre a causa della bellezza che irradia. Come un fiore posto in un campo, un cielo terso srotolato sopra un prato, un tramonto che incanta lo sguardo e dà sollievo al cuore. Come un bimbo piccolo e bisognoso che, pur non parlando, sa esercitare la forza più sovversiva che esista al mondo: suscitare nell’altro i pensieri e le azioni migliori.     

Sulle “rovine” del nostro tempo, ancora una volta, la Chiesa celebra nel mistero dell’Incarnazione la sua speranza per il presente e per il futuro. Sebbene molti problemi e serie difficoltà riescano a gettare un’ombra sui sogni che portiamo nel cuore, il Natale del Signore afferma silenziosamente che il futuro è ricco di grazia. Non tanto quella che potremo ricevere, ma quella che sapremo restituire, diventando anche noi vera luce e parola incarnata. Se sapremo credere che

«ultimamente, in questi giorni, Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio» (Eb 1,2)

non sarà difficile riconoscere quante mangiatoie vuote ci sono nella realtà, dove convertire il bisogno di mangiare in desiderio di donarsi. Basta riconoscere quella preparata per noi. Poi adagiarci su di essa. Con semplicità e confidenza. Senza paura, come bambini appena nati.

Ascoltiamo insieme


La Parola del 25 dicembre 2024

Leggi e ascolta il Vangelo e la Parola del 25 dicembre 2024

Solennità del Natale del Signore (Messa del giorno)

Prima Lettura

Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio.

Dal libro del profeta Isaìa
Is 52,7-10
 
Come sono belli sui monti
i piedi del messaggero che annuncia la pace,
del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza,
che dice a Sion: «Regna il tuo Dio».
Una voce! Le tue sentinelle alzano la voce,
insieme esultano,
poiché vedono con gli occhi
il ritorno del Signore a Sion.
Prorompete insieme in canti di gioia,
rovine di Gerusalemme,
perché il Signore ha consolato il suo popolo,
ha riscattato Gerusalemme.
Il Signore ha snudato il suo santo braccio
davanti a tutte le nazioni;
tutti i confini della terra vedranno
la salvezza del nostro Dio.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Dal Sal 97 (98)

R. Tutta la terra ha veduto la salvezza del nostro Dio.

Cantate al Signore un canto nuovo,
perché ha compiuto meraviglie.
Gli ha dato vittoria la sua destra
e il suo braccio santo. R.
 
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza,
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore,
della sua fedeltà alla casa d'Israele. R.
 
Tutti i confini della terra hanno veduto
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra,
gridate, esultate, cantate inni! R.
 
Cantate inni al Signore con la cetra,
con la cetra e al suono di strumenti a corde;
con le trombe e al suono del corno
acclamate davanti al re, il Signore.  R.

Seconda Lettura

Dio ha parlato a noi per mezzo del Figlio.

Dalla lettera agli Ebrei
Eb 1,1-6
 
Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo.
Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente. Dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, sedette alla destra della maestà nell'alto dei cieli, divenuto tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato.
Infatti, a quale degli angeli Dio ha mai detto: «Tu sei mio figlio, oggi ti ho generato»? E ancora: «Io sarò per lui padre ed egli sarà per me figlio»? Quando invece introduce il primogenito nel mondo, dice: «Lo adorino tutti gli angeli di Dio».

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Un giorno santo è spuntato per noi:
venite tutti ad adorare il Signore;
oggi una splendida luce è discesa sulla terra.

Alleluia.

Il Vangelo del 25 dicembre 2024

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.

Nascita del Verbo

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 1,1-18
 
In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l'hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.
 
Parola del Signore.

Il Vangelo del giorno
Il Vangelo del giorno
La Parola del 25 dicembre 2024
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San Gregorio Nazianzeno (330-390)

vescovo, dottore della Chiesa

Discorso 45 per la santa Pasqua, 7-9 : PG 36, 631-635 (trad. cb© evangelizo)

Dio si svuota perché io partecipi alla sua pienezza

Il Verbo stesso di Dio, più antico degli anni, l'invisibile, l'ineffabile, l'incorporeo, il principio nato dal principio, la luce nata dalla luce, la sorgente della vita e dell'immortalità, l'impronta del divino modello, il sigillo immutabile, l'immagine perfetta e la parola definitiva del Padre avanza verso la propria immagine, riveste la carne per salvare la carne, aggiunge a sé un'anima pensante a causa della mia anima, per purificare il simile col simile, e assume tutto quanto è umano, salvo il peccato. Concepito dalla vergine che era stata purificata dallo Spirito nel corpo e nell'anima, è Dio vero che assume l'uomo al punto da formare un solo essere da questi due opposti, la carne e lo spirito, di cui l'uno divinizzava mentre l'altro era divinizzato. Unione sorprendente e paradossale scambio! Colui che è diviene. L'increato si lascia creare. Colui che nulla può contenere è contenuto nel seno di un'anima pensante che sta tra la divinità e la carne. Colui che dà ricchezza si fa mendicante, mendica la mia carne per arricchirmi della sua divinità. Colui che è pienezza si svuota; si svuota un momento della sua gloria perché io partecipi alla sua pienezza.

Parole del Santo Padre

Ci riempie di fiducia e di speranza sapere che il Signore è nato per noi; che la Parola eterna del Padre, il Dio infinito, ha fissato la sua dimora tra noi.  Si è fatto carne, è venuto «ad abitare in mezzo a noi» (Gv 1,14): ecco la notizia che cambia il corso della storia!

Quello di Betlemme è l’annuncio di «una grande gioia» (Lc 2,10). Quale gioia? Non la felicità passeggera del mondo, non l’allegria del divertimento, ma una gioia “grande” perché ci fa “grandi”. Oggi, infatti, noi esseri umani, con i nostri limiti, abbracciamo la certezza di una speranza inaudita, quella di essere nati per il Cielo. Sì, Gesù nostro fratello è venuto a fare del Padre, suo il Padre nostro: fragile Bimbo, ci rivela la tenerezza di Dio; e molto di più: Lui, l’Unigenito del Padre, ci dà il «potere di diventare figli di Dio» (Gv 1,12). Ecco la gioia che consola il cuore, rinnova la speranza e dona la pace: è la gioia dello Spirito Santo, la gioia di essere figli amati. […] Cristo è nato per te! Gioisci tu, che hai deposto la speranza, perché Dio ti tende la mano […] per liberarti dalle paure, sollevarti dalle fatiche e mostrarti che ai suoi occhi vali come nient’altro. (Urbi et Orbi, 25 dicembre 2023)