Ti chiameranno “il ragazzo del miracolo”

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Racconto di Umberto Sorrentino: ti chiameranno “il ragazzo del miracolo”

Voglio raccontarti la storia della famiglia di mio padre e, in particolare, quello che accadde a mia zia Maria più di ottanta anni fa.

Voglio raccontarti questa storia per dare valore al fatto che, oltre a tutto quello che possiamo fare noi, ci sono volontà superiori che possono darci una mano per alleviare le nostre sofferenze.

Poi, come si dice, sia fatta la volontà di Dio.

Mio nonno Umberto era di Cava dei Tirreni, lavorava come guardia forestale. Fu trasferito a San Gregorio Matese dove conobbe e sposò mia nonna Addolorata Mezzullo.

Ebbero tre figli, mia zia Maria, mio padre Gerardo e mio zio Ennio. Mia nonna era da sempre devota ad un santo, San Gerardo Maiella, ma devota nel vero senso della parola anche se, gli si rivolgeva, come parliamo noi con i nostri amici, non come un santo ecco. Comunque da qui spiegato perché a mio padre gli fu dato il nome di Gerardo.

Zia Maria e mio padre nacquero a San Gregorio Matese mentre zio Ennio in provincia di Potenza. Mi dirai come mai Potenza? Qui inizia il primo indizio di questo forte legame tra mia nonna Addolorata e il suo Santo. Nonno Umberto fu trasferito da San Gregorio Matese a ….indovina dove? Muro Lucano in provincia di Potenza paese natale di San Gerardo Maiella. Mio padre mi raccontava di come accolse la notizia mia nonna, puoi solo immaginare.

E’ come se, uno, devotissimo di padre Pio, così, improvvisamente, venga trasferito a lavorare a Pietrelcina. Qualche domanda te la fai o no? Comunque, tornando a noi, ti racconto quello che accadde a Muro Lucano, il secondo indizio che lega mia nonna a questo Santo.

Siamo intorno al 1940 e un bel giorno mio nonno Umberto, mentre aveva in braccio la figlioletta di tre anni, zia Maria, gli cadde dalle braccia del balcone del terzo piano.

Pensiamo a cosa può succedere ad una bimba di tre anni che cade da nove metri di altezza. In effetti questo sembrava a tutti, che zia fosse morta.

Non dava segni di vita, e mia nonna si rivolse al “suo” santo, Gerardo, con dure parole, quasi a volergli dire “proprio a me dovevi farmi questo e nel tuo paese natale”.

Comunque non potette fare altro che ungerla con l’olio di San Gerardo e affidarsi completamente a lui.

Incredibilmente mia zia si salvò e, conoscendo tutti la storia, quando era in giro per Muro Lucano, veniva indicata come “la bimba del miracolo”.

Ecco, con questo voglio invitare tutti a rivolgerci a chi è sopra di noi per dare una mano grande a Eugenio, Remigio, Pina e Francesca, con la preghiera.

Loro, i medici, gli infermieri, ce la metteranno tutta ma, nel contempo, affidiamoci a chi può veramente fare qualcosa di più grande di noi tutti.

In bocca al lupo Eugenio siamo tutti con te.

Ti chiameranno il ragazzo del miracolo
Eugenio ed Umberto Sorrentino

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