Lexoni dhe dëgjoni Fjalën e 6 qershorit 2023
Përmbledhje
E marta e javës së nëntë të festave në Kohën e zakonshme
- S. Norbert von Xanten peshkop dhe themelues (1085-1134)
- S. Rafael Guizar Y Valencia peshkop (1878-1938)
Leximi i Parë
Unë mbeta i verbër.
Nga libri i Tobias
Tb 2.9-14
Io, Tobi, in quella notte di Pentecoste, dopo aver seppellito il vdiq, mi lavai, entrai nel mio cortile e mi addormentai sotto il muro del cortile.
Per il caldo che c’era tenevo la faccia scoperta, ignorando che sopra di me, nel muro, stavano dei passeri. Caddero sui miei occhi i loro escrementi ancora caldi, che mi produssero macchie bianche, e dovetti andare dai medici per la cura. Più essi però mi applicavano farmaci, più mi si oscuravano gli occhi, a causa delle macchie bianche, finché divenni cieco del tutto.
Per quattro anni rimasi cieco e ne soffrirono tutti i miei fratelli. Achikàr, nei due anni che precedettero la sua partenza per l’Elimàide, provvide al mio sostentamento.
In quel tempo mia gruaja Anna lavorava a domicilio, tessendo la lana che rimandava poi ai padroni, ricevendone la paga. Ora nel settimo giorno del mese di Distro, quando tagliò il pezzo che aveva tessuto e lo mandò ai padroni, essi, oltre la mercede completa, le fecero dono di un capretto da hani.
Quando il capretto entrò in shtëpi mia, si mise a belare.
Chiamai allora mia moglie e le dissi: «Da dove viene questo capretto? Non sarà stato rubato? Restituiscilo ai padroni, poiché non abbiamo nessun diritto di mangiare una cosa rubata». Ella mi disse: «Mi è stato dato in più del salario».
Por unë nuk e besova dhe përsërita t'ua ktheja pronarëve dhe për këtë më vinte turp për të. Kështu si përgjigje më tha: “Ku e ke lëmoshë? Ku janë veprat tuaja të mira? Këtu shihet qartë se sa i reduktuar jeni!».
Fjala e Zoti.
Psalmi përgjegjës
Nga Ps 111 (112)
R. Saldo è il Zemra del giusto che confida nel Zotëri.
Beato l’uomo che teme zotëri
e nei suoi precetti trova grande gioia.
Potente sulla terra sarà la sua stirpe,
fara e njerëzve të drejtë do të bekohet. R.
Lajmet e këqija nuk do të kenë frikë,
zemra e tij është e fortë, ki besim te Zoti.
Me siguri është zemra e tij, mos kini frikë,
derisa të shohë rrënimin e armiqve të tij. R.
Ai u jep bujarisht të varfërve,
la sua giustizia rimane per sempre,
i ngrihet balli në lavdi. R.
Aklamacion ungjillor
Halleluja, halleluja.
Il Babai të Zotit tonë Jezusin Krishtit
ndizni sytë e zemrës sonë
per farci comprendere a quale shpresë ci ha chiamati. (Cf. Ef 1,17-18)
Aleluja.
Ungjilli i 6 qershorit 2023
Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio.

Dal Ungjilli sipas Markut
Mk 12:13-17
In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisenjtë dhe Herodianët, për ta kapur në faj në fjalën e tij.
Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?».
Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono.
Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio».
Dhe ata e admiruan atë.
Fjala e Zotit.
Shën Pjetër Chrysologus (rreth 406-450)
vescovo di Ravenna, dottore della Chiesa
Fjala 148; PL 52.596
"Foto e kujt është kjo?"
Uomo, perché ti guardi così male coi tuoi occhi, quando sei tanto prezioso agli occhi di Dio? Perché ti disonori mentre Dio ti ha così tanto onorato?
Perché ti chiedi con cosa sei stato creato e non ti curi di ricercare per quale scopo? La dimora del botë che vedi, non è forse interamente creata per te?
Per te ha brillato la luce, per scacciare le tenebre, per te c’è la notte ed il giorno col suo tempo; per te nel qielli risplendono il sole, la luna e le stelle; per te la terra si copre di fiori, foreste, frutti; per te vive nell’aria, nei campi, nell’acqua la moltitudine meravigliosa di tutti gli animali, per frikë che la tristezza e la solitudine oscurino la gioia della creazione nascente.
Dio ti ha formato con la polvere del suolo (Gen 2,7), affinché tu sia il signore delle cose di questa terra, condividendo con esse la stessa natura. Tuttavia, benché tu appartenga alla terra, Dio ha fatto sì che tu sia al livello dei cieli quanto all’anima.
Ti ha fatto il dono di un’anima celeste e di un corpo terrestre, affinché tu abbia l’intelligenza in comune con Dio e il corpo in comune con gli animali; così in te si trova un’unione continua tra cielo e terra.
Il tuo Creatore cerca ancora cosa potrebbe aggiungere alla tua grandezza: arriva addirittura a mettere in te la sua immagine (Gen 1,26), affinché questa immagine visibile renda presente sulla terra il Creatore invisibile. (…) Se è così, come si può considerare disonore che Dio, nella sua bontà, accolga in se stesso ciò che in te ha creato e voglia apparire sotto l’aspetto dell’uomo? (…)
Virgjëresha u ngjiz dhe lindi një djalin (Mt 1,23-25).
FJALËT E ATIT TË SHENJTË
Da una parte, intimando di restituire all’imperatore ciò che gli appartiene, Gesù dichiara che pagare la tassa non è un atto di idolatria, ma un atto dovuto all’autorità terrena; dall’altra – ed è qui che Gesù dà il “colpo d’ala” – richiamando il primato di Dio, chiede di rendergli quello che gli spetta in quanto Signore della jeta dell’uomo e della storia.
Il riferimento all’immagine di Cesare, incisa nella moneta, dice che è giusto sentirsi a pieno titolo – con diritti e doveri – cittadini dello Stato; ma simbolicamente fa pensare all’altra immagine che è impressa in ogni uomo: l’immagine di Dio.
Egli è il Signore di tutto, e noi, che siamo stati creati “a sua immagine” apparteniamo anzitutto a Lui.
Gesù ricava, dalla domanda postagli dai farisei, un interrogativo più radicale e vitale per ognuno di noi, un interrogativo che noi possiamo farci: kujt i perkas une
Në familjare, alla città, agli miq, alla shkolla, al lavoro, alla politica, allo Stato? Sì, certo. Ma prima di tutto – ci ricorda Gesù – tu appartieni a Dio.
Questa è l’appartenenza fondamentale. È Lui che ti ha dato tutto quello che sei e che hai. E dunque la nostra vita, giorno per giorno, possiamo e dobbiamo viverla nel ri-conoscimento di questa nostra appartenenza fondamentale e nella ri-conoscenza del cuore verso il nostro Padre, che crea ognuno di noi singolarmente, irripetibile, ma sempre secondo l’immagine del suo Figlio amato, Gesù.
E’ un mistero stupendo. (Angelus, 22 tetor 2017)
