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commento di Gv 11,19-27, a cura di Mounira Abdelhamid Serra

La grandezza dell’uomo sta in questo: che ha coscienza della propria miseria.

Blaise Pascal

Mi preparo

Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore

Entro nel testo (Gv 11,19-27)

In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

Mi lascio ispirare

Tra l’estrema miseria che proviamo dinanzi alla morte che caratterizza la condizione della creatura e la fulgida immagine dell’eternità insita nel concetto di Dio, avviene l’incontro con Gesù, l’essere umano, l’essere figlio, l’essere prossimo cioè vicino.

Questo incontro dà significato alla vita spostando l’attenzione dalla fine al fine per il quale viviamo: divenire ogni giorno più umani, ricordando di essere tutti quanti figli e per questo fratelli e sorelle, facendosi prossimi e vicini.

Ecco che il dolore e la fatica del cambiamento, della non-accettazione della fine di uno stato e l’inizio di uno nuovo, il contrasto delle posizioni, l’immobilità di esse divengono occasione di vita, per cercare e aprirsi alla fede che portiamo nel cuore, al desiderio profondo per il quale siamo chiamati per nome.

Mounira Abdelhamid Serra

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

In quale fine ho scoperto un fine nuovo per me?

Quando chiamare per nome mi ha avvicinato a qualcuno?

Quale desiderio profondo posso esprimere come figlio che, sicuro di essere ascoltato, si rivolge al genitore?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

(fonte © GET UP AND WALK)


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