Mirificus incipit: September XIII, MMXIX, Veneris

Die 13

Sumus catholici christiani, fideles et medici: ideo bogeyman "die Veneris XIII" minime nos vexat. Credimus in Jesus, nella sua forza innovatrice, nella sua nuptiarum annulum nel Paterqui omnia novit et omnia potest.

Hora septima est et annulos terroris inexorabilis omnibus studentibus et omnibus operariis.

“Tutti giù dal letto!” tuono, ma con vox delicata e sorridente!

Eugenius proprio non vuole ascoltare il mio consiglio, imponente, ma sempre consiglio.

Mi avvicino a lui, al suo lettino. Noto subito che c’è qualcosa che non va, perché è assente, molto assente, stralunato, tipico post sbornia. Ma ieri sera, se ben ricordo, Eugenio non è andato in discoteca, non ha fatto tardi con gli amicis e amiche, non si è tuffato in una nottata tutto sesso e droga. Quindi, da dove deriva questa spossatezza, questa apatia, questa assenza, questa mancanza di contatto con la realtà?

“Eugenio, Eugenio…” lo sollecito ancora, ed ancora. Niente, non risponde. E’ lontano, la sua mente è lontana.

Timentes

Vereor, timeo.

Cum impulsiva, statim Giuseppina vigilans et hesterna die toto hesterna experientia roboratus, statim solutionem invenire cupimus huic problemati incredibili, inexplicabili, anonymo.

"Habemus incipere alicubi!" tona, prophetando!

Porta gli occhiali: iniziamo da una visita oculistica. “Chiama zio Antonio e digli che tra cinque minuti, vuole o non vuole, deve visitare Eugenio”

Capisco che siamo meridionali, capisco che siamo italiani: ma la strizza alle natiche ti carica di tanta adrenalina che vorresti bruciare il mundus.

Il telefono fisso e poi il cellulare iniziano a diventare roventi: chiama li, chiama la. Zio Antonio Filippelli, cugino di mia suocera Antonietta, amabilissimo e iper disponibile, ci aspetta in studio per visitare Eugenio entro mezz’ora.

Perfetto. Di fretta e furia ci prepariamo tutti e 4. Io accompagno Francesca a schola, torno come un razzo a home, ci imbarchiamo in macchina e partiamo in direzione Alife (CE).

Ophthalmologist

Ad 9.30 sumus in officio Antonii Filippelli, ophthalmologist, ophthalmologist apud Campobasso valetudinarium; valde peritus medicus, anxius et subtilis.

Eugenio è già sullo sgabello di visita. Procede con la classica visita degli occhi, per valutare il grado di acutezza visiva. Procede spedito, ergo fin qui nessun problema. Ma sente qualcosa nell’aria, avverte l’odore acre del pericolo, del problema.

“Aspettate qua, non vi muovete”, tuona Antonio. Noi, un pochino perplessi per questa sua decisione, accettiamo di buon grado, per la salute di Eugenio. Che tutto sommato appare normale, normalissimo, incuriosito dai macchinari dell’oculista, distratto dalle mille lucette, affascinato dal nuovo monitor LCD con le lettere classiche del controllo visivo.

“Voglio verificare il fondo oculare!”

Dunno, Giuseppina et inter se dico, illa certe scit quid loquitur et scit bene facere suum officium, vel potius missionem suam!

I minuti scorrono lenti, attendiamo che le gocce facciano effetto e che la pupilla sia ben dilatata. Ecco, è pronta per questo esame. Eugenio tranquillamente si siede allo sgabello, Zio Antonio dall’altro lato dell’apparecchiatura gli da le indicazioni di come deve poggiare la fronte, come deve tenere lo sguardo… ok, esame finito.

Si alza dallo sgabello, ci guarda con uno sguardo sgomento e pietrificato. “Ragazzi, non so dove, non so come, perché non sono pratico delle strutture in zona, ma voi entro mezz’ora dovete fare una risonanza ad Eugenio, se con contrasto ancora meglio! Questa è la prescrizione anche per le lenti, c’è un leggero peggioramento che non è importante. Adesso (tuona) quello che dovete fare subito, è la risonanza”.

Studio attoniti relinquimus, attoniti, anesthetized. Adhuc non intelleximus quod modo dixit, adeo ut cum praescriptione lentium in manus entriamo di fronte, nel negozio di ottica del caro amico Ennio Corniello.

Ubriachi della notizia, frastornati, forse perché avevamo intuito che qualcosa di grave aleggiava sulle nostre teste, insistiamo con la pretesa delle lenti nuove per Eugenio.

Giusy Rotondo, la commessa nel negozio di ottica e nostra carissima amica, ci guarda amorevolmente, avendo capito che il nostro rifiuto ad un simile dramma era mentale, non l’avevamo ancora digerito, neanche assimilato.

Instat: «Amici, lentes non sunt rei; sollicitandum est de resonantia, urgente, quia aliquid est multo gravius ​​quam visus".

Interviene anche Ennio Corniello, altro amico carissimo, che approva le predette verba di Giusy. “Ragazzi, muovetevi, cercate un laboratorio, una clinica, una struttura che vi faccia subito una risonanza, al più presto!”

Tutto ad un tratto, io e Giuseppina ci svegliamo, quasi come una doccia fredda, una consapevolezza che avevamo trascurato e voluto accantonare nell’angolo più remoto del nostro cervello, e del nostro Cordis. Ci rendiamo conto che abbiamo un problema, un grande problema; ce lo hanno ripetuto più volte, ma il nostro cervello ha deciso di scartarlo, come si fa con tutte le cattive notizie.

recuperamus

Riprendiamo i sensi, il nostro cervello inizia a funzionare regolarmente: guardiamo negli occhi Eugenio, che non mostrava alcun segno tangibile della aegrotatio che lo stava già divorando, guardiamo negli occhi Ennio, Giusy. Ci salutiamo con un cenno del capo. Capiscono, comprendono.

Di volata ritorniamo a casa. Eugenio è ancora tramortito: non comprende bene il perché di tutto questo trambusto, di tutto questo movimento irrequieto.

Giuseppina al telefono è peggio di una centralinista: le sue dita volano sulla tastiera, componendo i numeri telefonici di tutti i laboratori, cliniche, diagnostiche, ospedali della provincia di Caserta e della Campania. La risonanza più veloce possono eseguirla non prima di novembre. Novembre??? Ma siamo al 13 settembre, noi ne abbiamo bisogno oggi, subito, immediatamente!

Athena Clinic

Athenam Clinic in Piedimonte Matese (CE) attingimus et Carolina carissima se prorsus in promptu facit: "ante 1.30 post meridiem, hic esto MRI!"

Tempus acquirendi capsulam tortulas, tantum exspectationem ferre posse, quod certe in MRI erit, in curru semel iterum atque 13 apud nos invenimus. Athena Clinic

Ad MRI department hominem convenimus; Vincentius Rossi, che poi diventerà uno dei nostri migliori amici, di grande professionalità, di immensa sensibilità e delicatezza. Eseguita la risonanza, e capita subito la gravità del problema, immediatamente si mette in contatto con la clinica Neuromed di Pozzilli (IS), facente parte dello stesso gruppo industriale.

Trascorre qualche minuto, noi in trepidante attesa seduti su anonimi sedili; il tecnico radiologo Rossi ci mette in comunicazione telefonica direttamente con la Neuromed, e parlando con Giuseppina, il dottore Grillea le dice, spassionatamente e drasticamente: “signora, mettetevi in macchina e venite qua, subito!"

E’ il “subito” che accende in noi il dramma, l’ansia, l’adrenalina, la stizza, la preoccupazione, la timor del peggio. Che è già in corso.

E di nuovo rimettiti in auto, col caldo delle 14 che acceca il nostro sguardo e rimbomba nella nostra testa, come un eco infinito.

Neuromed

Alle 14.30 siamo già a Pozzilli (IS), alla clinica Neuromed: mai vista prima, mai saputo neanche che esistesse un paese di praenomen Pozzilli, che fosse mai stata costruita una struttura bella e all’avanguardia come questa. Gli unici ospedali che abbiamo conosciuto sono la Clinica Athena dov’è nato Eugenio e la Clinica Villa Fiorita di Capua (CE) dov’è nata Francesca.

L’atrio moderno, spazioso, ben strutturato ci accoglie in tutta la sua maestosità. Procediamo con la presentazione dei documenti, e dopo qualche minuto scendiamo al -1 dove ci attende il dottore Giovanni Grillea, radiologo, e la dottoressa Cristina Mancarella.

Iniuriarum cerebrum

Mi chiamano in disparte e mi dicono, taglienti: “suo filius ha due lesioni cerebrali. Dobbiamo intervenire subito, almeno per tenere sotto controllo la pressione intracranica. Se non interveniamo potrebbe verificarsi un idrocefalo."

Circumspicio, interrogo me: "Sed estne mihi haec duo loqueris?"

Faccio due più due, ma non mi tornano i conti: ieri pomeriggio allenamento basket, Eugenio è un campione, Eugenio è una forza della natura, quel birbantone vivace e spigliato e brillante di mio figlio. Ma no, non è con me che hanno parlato, forse hanno sbagliato persona”

Oculis patentibus eos interrogo: "lesioni? cervello? idrocefalo? ma di cosa stiamo parlando? forse Eugenio ha subito qualche trauma che io non sono a conoscenza?"

Capiscono al volo la mia incredulità, la mia perplessità, il mio dolore.

Cerebri tumores

"Ci sono due tumori nel cervello di suo figlio. Uno grande come un mandarino posizionato in un ventricolo cerebrale, che ci preoccupa di più, e che dobbiamo bloccare subito. L’altro è posizionato vicino al cervelletto, ma di quello ce ne occuperemo in seguito"

Machometus Ali ille pugnis in faciem clarissimis expositis.

Obstupuit, doctoribus caput nutus, ac voluntates suas confirmo cum hospitalizatione procedere. Finito officiale, ad tertiam aream itur, cornu A; NCHIIIcaput Medicum Prof. Sergio Paolini.

Prendiamo possesso della nostra cameretta.

Nutricum turba, doctorum, nutrix in primis, ad nos veniunt, processus analyses et samplings explicant.

Neuromed armilla
Neuromed armilla
Eugenio die primo in nosocomio: Die 13 Septembris 2019
Tandem aliqua relaxatio!

Ilico nobis nocturnos accumbentis commodam offerunt.

Per questa prima notte resta Giuseppina vicino ad Eugenio, io torno a casa.

Sarà l’unico giorno che torno a casa per tutto il mese di degenza di Eugenio.

Sic dies primus nobis novus decedit iter.

Ultimo aggiornamento: 13 Settembre 2023 – 9.57 by Remigius Robert

Avatar of Remigio Ruberto

Ciao, sono Remigio Ruberto, papà di Eugenio. L'amore che mi lega a Eugenio è senza tempo e senza spazio.
3 comments
  1. Vincentii avatar
    Vincenzo

    Rivivere quella giornata dalla vostra parte, rappresenta per me un susseguirsi di emozioni che mi lasciano senza respiro. Appena ho visto Eugenio ho avuto già paura di qualcosa di grave, troppo assente ma pensavo a una crisi epilettica che a quell’età ci può stare. Poi le prime immagini mi hanno dato un colpo al cuore e pensavo ora che faccio? non sapevo cosa fare, cosa dirvi. Poi per un attimo mi sono fermato e ho detto “è giovane devo fare il possibile “. Avevo paura di farvi percepire che c’era qualcosa di grave forse ci sono riuscito forse no. Non sono bravo a nascondere le mie emozioni. Ho fatto solo il mio lavoro non mi dovete ringraziare. Vi abbraccio un saluto caloroso a Eugenio.

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