Legere tempus: 4 minuta

Lege et audi fabulam "aedificium frangi".

Oggi abbiamo il piacere di leggervi a tre voci la meravigliosa favola di Gianni Rodari dedicata ai bambini irrequieti, ai genitori poltroni e a quello che entrambe le differenze possono insegnarci.

Gianni Rodari

Giovanni Francesco Rodari, detto Gianni[1] (pronuncia Rodàri, /roˈdari/; Omegna, 23 ottobre 1920 – Roma, 14 aprile 1980), è stato uno scrittore, pedagogista, giornalista e poeta italiano. È l’unico scrittore italiano ad aver vinto il Premio Hans Christian Andersen (1970). (leggi ancora)

Legamus simul

Una volta, a Busto Arsizio, la gente era preoccupata perché i bambini rompevano tutto.

Non parliamo delle suole delle scarpe, dei pantaloni e delle cartelle scolastiche: rompevano i vetri giocando alla palla, rompevano i piatti a tavola e i bicchieri al bar, e non rompevano i muri solo perché non avevano martelli a disposizione.

Parentes iam noverunt quid facerent et quid dicerent et ad maiorem sui conversi sunt. Denique ponemus? — Propositus maior.

Grazie tante, – esclamarono i genitori, – e poi la paghiamo con i cocci. Per fortuna da quelle parti ci sono molti ragionieri.

Ce n’è uno ogni tre persone e tutti ragionano benissimo. Meglio di tutti ragionava il ragionier Gamberoni, un vecchio signore che aveva molti nipoti e quindi in fatto di cocci aveva una vasta esperienza.

Ille chartam et plumbum accepit et damna quae filii Busto Arsizio in illa forma tam pulchra et bona illa ratione comminuit. Versa est summa terribilis: millanta tamanta quattuordecim triginta tres.

Dimidia summa huius summae, - demonstrata est computanti Gamberoni, - possumus aedificare aedificium ad effringendum et compellere filios ad discerpendum: si hanc rationem non sanant, amplius non sanabunt.

La proposta fu accettata, il palazzo fu costruito in quattro e quattro otto e due dieci.

Era alto sette piani, aveva novantanove stanze, ogni stanza era piena di mobili e ogni mobile zeppo di stoviglie e soprammobili, senza contare gli specchi e i rubinetti. Il giorno dell’inaugurazione a tutti i bambini venne consegnato un martello e a un segnale del sindaco le porte del palazzo da rompere furono spalancate.

Peccato che la televisione non sia arrivata in tempo per trasmettere lo spettacolo. Chi l’ha visto con i suoi occhi e sentito con le sue orecchie assicura che pareva – mai non sia! – lo scoppio della terza guerra mondiale.

I bambini passavano di stanza in stanza come l’esercito di Attila e fracassavano a martellate quanto incontravano sul loro cammino. I colpi si udivano in tutta la Lombardia e in mezza Svizzera.

Bambini alti come la coda di un gatto si erano attaccati ad armadi grossi come incrociatori e li demolirono scrupolosamente fino a lasciare una montagna di trucioli. Infanti dell’asilo, belli e graziosi nei loro grembiulini rosa e celesti, pestavano diligentemente i servizi da caffè riducendoli in polvere finissima, con la quale si incipriavano il viso.

Alla fine del primo giorno non era rimasto un bicchiere sano. Alla fine del secondo giorno scarseggiavano le sedie. Il terzo giorno i bambini affrontarono i muri, cominciando dall’ultimo piano, ma quando furono arrivati al quarto, stanchi morti e coperti di polvere come i soldati di Napoleone nel deserto, piantarono baracca e burattini, tornarono a casa barcollando e andarono a letto senza cena.

Iam re vera dimiserunt vaporem et nihil amplius fruebantur frangendo, subito facti sunt delicati et leves sicut papiliones, et in campo vitreorum crystallinorum eu ludunt facere potuisti, ne unum concisas.

Il ragionier Gamberoni fece i conti e dimostrò che la città di Busto Arsizio aveva realizzato un risparmio di due stramilioni e sette centimetri.

Quello che restava in piedi del palazzo da rompere, il Comune lasciò liberi i cittadini di farne quel che volevano.

Tunc vidimus quosdam nobiles cum chartis coriis et vitreis bifocis, magistratibus, notariis, moderatoribus moderandis, malleo se armare et currendo ad maceriam vel scalam detrahamus, crepitum tam durum, ut quovis ictu recreari sentirent.

'quam rixantes cum uxore' libentius dixerunt, 'quam fraenulas comminuere'.
acetabula ex bono servitio, ex dono Matertera Mirina… Et descendens cum malleo.
Ad rationem gratitudinis computanti Gamberoni civitas Busto Arsizio nomisma argenteo antro decrevit.

Audiamus unum

mamma legge la fiaba
SOMNI fabulas
Et aedificium abrumpere
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