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commento di Lc 7,1-10, a cura di Domenico Pugliese

Senza amore l’umanità non sopravvivrebbe un solo giorno.

Erich Fromm, L’arte di amare

Mi preparo

Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore

Entro nel testo (Lc 7,1-10)

In quel tempo, Gesù, quando ebbe terminato di rivolgere tutte le sue parole al popolo che stava in ascolto, entrò in Cafàrnao. Il servo di un centurione era ammalato e stava per morire. Il centurione l’aveva molto caro. Perciò, avendo udito parlare di Gesù, gli mandò alcuni anziani dei Giudei a pregarlo di venire e di salvare il suo servo. Costoro, giunti da Gesù, lo supplicavano con insistenza: «Egli merita che tu gli conceda quello che chiede – dicevano –, perché ama il nostro popolo ed è stato lui a costruirci la sinagoga». Gesù si incamminò con loro. Non era ormai molto distante dalla casa, quando il centurione mandò alcuni amici a dirgli: «Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto; per questo io stesso non mi sono ritenuto degno di venire da te; ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito. Anch’io infatti sono nella condizione di subalterno e ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». All’udire questo, Gesù lo ammirò e, volgendosi alla folla che lo seguiva, disse: «Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande!». E gli inviati, quando tornarono a casa, trovarono il servo guarito.

Mi lascio ispirare

«Io vi dico che neanche in Israele ho trovato una fede così grande». Oggi risaltano sicuramente queste parole di Gesù, che percepisce in profondità l’umanità, la sensibilità e l’umiltà di questo uomo e gli appunto riconosce una grande fede. Una fede che mostra nei suoi confronti una fiducia libera da tutte quelle condizioni che spesso ci creiamo. Una fede che non cerca segni, conferme, rassicurazioni.

«Signore, non disturbarti! Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto».

Un altro aspetto interessante è che nelle parole e nelle azioni del centurione la fede non diventa soltanto un semplice credere in Dio, ma una realtà molto complessa che affonda le sue radici nell’umanità più profonda: è fatta di carattere, affettività, un certo tipo di scelte di vita, sensibilità, relazioni importanti, ascolto, affidamento, speranza e amore, un certo modo di intendere la vita․․․
L’incontro con Gesù conferma, rafforza e porta a compimento questa profonda umanità che ci è stata donata.

Domenico Pugliese

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

Come definiresti la tua fede?

In quale aspetto dell’umanità di chi ti è accanto riconosci Dio?

Quali scelte oggi testimoniano la tua fedeltà?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

(fonte © GET UP AND WALK)


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