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commento di Lc 5,1-11, a cura di Gloria Ruvolo

Io so che Dio non mi dà nulla che non possa gestire. Spero solo che non si fidi troppo di me.

Madre Teresa di Calcutta

Mi preparo

Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore

Entro nel testo (Lc 5,1-11)

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Mi lascio ispirare

La voce di Gesù incanta. Apre orizzonti di gioia, possibilità di vita nuova. Ascoltarlo dalla riva doveva essere un’esperienza di ristoro spirituale unica, come prendere aria dopo essere stati tanto tempo sott’acqua. È la consolazione che sperimentiamo durante la preghiera, la semplice gioia di stare alla sua presenza.

Poi, il miracolo. Nella vita succede qualcosa di bello e inaspettato, grazie anche alle sue parole. Perché il primo istinto è di ritrarci e allontanarci? Perché subito ci sentiamo indegni come Pietro? Qualsiasi cosa bella, non meritata, sembra un dono sempre troppo grande per noi “peccatori”, perché abbiamo paura che ci venga sottratta, paura di non avere il controllo su di essa.

Ed è per questo che le sue parole più belle saranno sempre «non temere»: non aver paura, abbi coraggio, fidati di te stesso e di me che ti ho scelto per questa missione, per questa porzione di vita. L’unico peccato con cui puoi allontanarmi è proprio questo: la paura di non essere all’altezza, la paura che questa buona notizia sia troppo bella per essere vera. Non temere: sei sempre nel posto giusto al momento giusto, perché io sono con te.

Gloria Ruvolo

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

In quale occasione non mi sono sentito/a all’altezza di un dono inaspettato?

Quale consolazione trovo nella preghiera in questi giorni?

Ascoltando la sua voce che dice «non temere», in quale ambito della mia vita posso fare un salto di fiducia?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

(fonte © GET UP AND WALK)


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