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commento di Mt 14,1-12, a cura di Stefano Titta SJ

Senza emozione, è impossibile trasformare le tenebre in luce.

Carl Gustav Jung

Mi preparo

Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore

Entro nel testo (Mt 14,1-12)

In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!». Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.

Mi lascio ispirare

Oggi la chiesa ricorda tra i suoi santi Ignazio di Loyola, a cui molti di noi sono legati, sia come padre fondatore e modello di vita, sia come maestro delle vie dello Spirito. Inoltre questa festa viene nellʼanno a lui dedicato, in cui ricordiamo la conversione che cambierà la sua vita e lo porterà a elaborare gli Esercizi spirituali a cui siamo tanto debitori.

Questa pagina oscura del Vangelo è un esempio luminoso di come lavorano gli spiriti (quello che viene da Dio e quello che viene dal nemico dell’uomo) dentro di noi.

Erode è un uomo fatuo, preso dalla sua vanità e dalla sensualità. Alla seduzione danzante della fanciulla risponde con la sua forma di seduzione: quella del potere (vero o presunto)! La scena è intrisa di questa dinamica negativa e distruttiva, giocata sul “possesso reciproco”: la fanciulla sottomette il re con le sue grazie e il re vuol letteralmente possedere la fanciulla!

In questo contesto come si muovono gli spiriti? Lo spirito buono non ha grande spazio di manovra! SantʼIgnazio chiama questa la situazione di chi va “di male in peggio”. Tuttavia, il Signore non smette di offrire a Erode una possibilità di redenzione. Il vangelo, infatti, ci dice che “il re si rattristò”; ecco come parla qui lo spirito buono. Dà al re lʼoccasione di rendersi conto, di fermarsi.

La tristezza qui potrebbe essere lo spunto per una nuova consapevolezza: ma cosa sto facendo? Le mie passioni mi dominano a tal punto che mi fanno fare quello che non vorrei fare, uccidere Giovanni!

Per Erode sarebbe lʼancora di salvezza. Nel linguaggio ignaziano parliamo di mozione spirituale. Un sentire profondo che può convivere con altri sentimenti anche forti, ma che, se assecondato, se scelto può portare profondi cambiamenti! Se solo Erode avesse ascoltato la sua sana tristezza! Sarebbe stato davvero “sovrano delle sue passioni” e avrebbe salvato una vita innocente!

Purtroppo non è quello che fa! Il testo lo dice con amaro sconforto: il re preferisce assecondare lo spirito cattivo: “a motivo dei commensali e del giuramento”, la vanagloria e la superbia hanno la meglio sulla sana tristezza e così Giovanni perde la testa. Che tristezza!

Buona festa di SantʼIgnazio a tutti.

Stefano Titta SJ

Immagino

Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.

Rifletto sulle domande

In quali occasioni hai avvertito il movimento degli spiriti in te?

Quale tristezza ti ha salvato?

Cosa ti impedisce di essere “sovrano delle tue passioni”?

Ringrazio

Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi…
Recito un “Padre nostro” per congedarmi e uscire dalla preghiera.

(fonte © GET UP AND WALK)


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