Venivo fuori da un divorzio, consensuale si, ma sempre divorzio, dove vedi svanire il sogno della tua vita. Quello di percorrere il viaggio sulla terra con la persona che ami. Dividere con lei la tua vita le tue visioni, il tuo essere.
E la persona che io amavo l’ho tenuta stretta nella mia vita per quasi 15 anni, tra conoscenza, fidanzamento, e poi 4 anni di matrimonio.
Io sempre realista e umile, schietto, amante delle cose semplici e genuine, cercavo il dialogo, la sincerità, la stima, l’amore, l’amore puro, l’amore sublime, l’amore ideale.
Dopo tanto peregrinare tra maschere, belle maschere, persone vuote, donne imbambolate, donne non in cerca d’amore ma in cerca di marito, in onore dell’apparenza, ho conosciuto Giuseppina.
Mi ha colpito di lei la semplicità: un giorno andammo a San Pasquale e lei era in ciabatte, eleganti ma pur sempre ciabatte, e non come oggi è solito fare in tacco 12.
Io adoro le donne in tailleur, con il tacco 12, ma con il cuore gentile, aperto, umile.
Ed è stata la scintilla: l’amore.
L’amore vero, l’amore di fuoco, l’amore che infiamma le due anime a generare Eugenio.
Eugenio ha sangue meridionale, ma il concepimento è avvenuto tra Venezia, dove io e Giuseppina trascorrevamo molte ore in camera a cenare, a lume di abat-jour la famosa e tostissima “pinza veneziana”
E a Trieste, dove trascorremmo dei giorni meravigliosi a casa di mia cugina Nunzia e suo marito Adriano. Giorni indimenticabili, segnati da amore, e amore e amore.
Eugenio è il frutto del nostro amore, di tutto il nostro amore.
Ed oggi il frutto del nostro amore è schiavo del suo cancro, che ogni giorno lo divora.
Ogni giorno i suoi ricordi diventano sempre più labili: stamattina alle 5, vedendolo assente per pochi secondi, gli ho chiesto “ti ricordi chi sono io?” e lui imbronciato ma comunque felice della mia domanda, mi risponde: “papino mio”
Ogni volta che lo accompagno in bagno, lo aiuto a fare pipì, poi lo lavo per bene, lo detergo a puntino e gli cambio la biancheria, mi dice “grazie”.
E mi dice grazie anche tutte le volte che lo aiuto a sedersi in poltrona, e lo aiuto a sedersi a tavola, e gli taglio la carne, e gli metto l’acqua nel bicchiere, e gli pulisco le labbra dopo aver mangiato. E’ un grazie continuo. E’ bello!
Ed io tutte le volte gli rispondo “grazie a te che ci sei, sei il motivo della mia vita!”

Gli chiedo sempre: “mi vuoi bene?” e lui “si tantissimo”
ed io “tu mi lascerai mai?”
“No, mai!” mi risponde
Io: “Staremo sempre insieme?”
e lui: “si, sempre insieme!“
Si Eugenio, noi staremo sempre insieme, il tuo papà non ti lascerà mai, mai!