Subito dopo queste stupende foto, che incornicia la nostra gioia, Eugenio ha avuto una crisi nervosa, vomito, e non mi riconosceva.
Chiedeva solo che gli stessi vicino.
Dal fatto che iniziava a farfugliare parole sconnesse, ma soprattutto non mi riconosceva, non riconosceva nessuno di noi, mi sono preoccupato, agitato, impazzito.
Partiamo direzione pronto soccorso di Assisi. Abbiamo chiamato dapprima i Carabinieri, cercando di accompagnarci o scortarci, ma non hanno afferrato il problema e abbiamo subito desistito. In pronto soccorso abbiamo trovato un OSS gentilissima e intelligente, che ha capito la gravità del momento ed ha messo 1 minuto da parte l’emergenza covid; al contrario di una dottoressa, insensibile ed ottusa che pretendeva che io in quei momenti pensassi alla mascherina, visto anche che ero solo a contatto con mio figlio ed il pronto soccorso era deserto. Burocrati.
Mentre la OSS prendeva tutte le nostre generalità e le spiegavo tutta la storia, Eugenio ha avuto una crisi convulsiva, epilettica. Importante, decisa, acuta.
L’ho pregato di non lasciarmi, mai. Si è perso nel suo mondo, nella sua testa, nel suo cervello brillante. Sicuramente è entrato in contatto con San Francesco, che tanto volevamo salutare. L’ha fatto a quattrocchi. Eugenio e San Francesco.
Non rispondeva agli stimoli, nessuno. Il dottore del pronto soccorso ha deciso di trasferirlo in ambulanza a Perugia, dotato di centro neurologico. Io navigatore alla mano, Francesca copilota, raggiungiamo in camper l’ospedale di Perugia.

Adesso alle 00.35 quando scrivo Eugenio è sedato, in attesa di risonanza.

Giuseppina in sala attesa. Io e Francesca fuori.
Alle 1.30 torniamo io e Francesca in camper, almeno per far dormire la mia amata Francesca.
Tutto di me è con Eugenio, vicino Eugenio.