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Ranocchia, vai a dormire. Io e Eugenio
Sono le 4.
Eugenio inizia a tossire, lo sento subito, anche perché il mio raffreddore sembra essere andato via, ma sento ancora gli ultimi strascichi.
Salto su nel letto, Pina mi raggiunge subito, anche a piedi scalzi. Eugenio accusa i primi conati di vomito.
Raggiungiamo a passo svelto il bagno, Eugenio inizia a vomitare. Penso: iniziamo bene la radioterapia, già le prime avvisaglie? Oppure è qualcosa dentro il suo corpicino che si agita e combina danni?
Niente, ancora conati. E così andiamo avanti fino alle 6, quando ritorniamo verso la cameretta, tentiamo di rimetterci a letto, ma la sua pancia brontola ancora.
Così come facevo in bagno, continuo a massagiargli il pancino, con movimenti lenti e circolari. E la cosa lo rilassa, lo tranquillizza, lui continua a dirmi grazie, e contemporaneamente si scusa mille volte.
E mentre pratico questa tecnica rilassante Eugenio dice: “papà ho delle ranocchie nella pancia, se metti l’orecchio vicino al mio pancino le senti pure“
Così faccio. Avvicino l’orecchio alla sua pancia e lui facendo un saltino, conferma: “hai visto, ci sono le ranocchie!“
Da quel momento, abbinato al movimento circolare della mia mano sul suo pancino, inizio la nenia “ranocchie, andate a dormire; ranocchia, vai a dormire“
Adesso sono le 6.40, Eugenio è steso sulla poltrona in cucina, e si sta appisolando.
Ma sveglia è programmata per le 7.30, Roma e la radioterapia ci aspettano.