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17 settembre 2019: terapia intensiva

Ore 8.45: Ho dormito tutto vestito sul lettino in casa del marito di Lorella, anche lei degente alla Neuromed in stato semi vegetativo dopo intervento di asportazione di un grosso tumore al cervello.

Adesso sono già qui davanti alla porta della terapia intensiva, sperando di poter entrare e dare il buongiorno al mio Dedo. Ieri io e Giuseppina abbiamo avuto giusto qualche minuto per poterlo vedere all’interno della terapia intensiva.

Un freddo glaciale! Eugenio aveva degli occhioni grandi, come mai visti, era tutto nudo coperto solo da un lenzuolino: eppure bolliva, era caldissimo.

Poi il primario della terapia intensiva ci spiegava che dopo una operazione chirurgica, specie come questa, i malati hanno un febbrone da cavallo, minimo hanno 40° e quindi devono essere tenuti freschi.

Tra poco suonerò e spero di trovare una anima pia che capisca la la mia necessità di stare vicino vicino al mio amatissimo dedone.

Mentre venivo qui sentivo l’aria fresca di prima mattina accarezzarmi la pelle, e pensavo che adesso dovevamo stare davanti casa a salutare Eugenio che andava a scuola.

No. Siamo qui.

Bussato una prima volta non mi hanno risposto, bussato anche alle 9.20 mi ha detto un’infermiera che avrebbero finito di cambiare tutto i pazienti e poi mi avrebbero fatto entrare.

È uscita l’infermiera: sale in reparto!!!!

Sono in fibrillazione! Lo voglio dire al mondo intero. Sono talmente felice che lo voglio dire a tutti. Via whatsapp lo scrivo a tutti e tutti ne sono immensamente felici. Io con loro. Tutti fanno il tifo per te, amore mio, core mio.

Sono le 10 e lo aspetto avanti all’ascensore del nostro terzo piano.

Arriva!

  • ascensore Neuromed
  • ascensore Neuromed
  • Eugenio esce dall'ascensore dopo la prima operazione
  • Eugenio esce dall'ascensore dopo la prima operazione
  • Eugenio esce dall'ascensore dopo la prima operazione

Lo portano le dolcissime e gentilissime Yuliya Hrechan e Rossella Cimorelli, in forza al reparto NCH III, dove Eugenio è ospite.

La giornata è lunga, e piano piano Eugenio si sveglia ed inizia a guardarsi intorno.

E’ ancora caldo, accaldato, ma è normale. Il susseguirsi di medici e infermieri è continuo, incessante, non ci lasciano, non lo lasciano un minuto solo o non monitorato.

Direi che è quasi bello stare qui. In questo momento dico “meglio stare qui, in ottime mani, che non so dove

Capisco che anche la temperatura esterna è molto calda, forse ci saranno 30 gradi, ma Eugenio scalpita e gli diamo addirittura un ventaglio per il troppo calore.

  • Eugenio nel lettino a Neuromed
  • Eugenio con il suo telefonino
  • Eugenio con il suo telefonino
  • Eugenio con il ventaglio
  • Eugenio si sventola a Neuromed

Siamo anche noi frastornati: è la prima volta che ci troviamo in un ospedale, con nostro figlio con la testa aperta da parte a parte; non sappiamo cosa fare, cosa dire, cosa dirgli, cosa fargli fare.

Non parla. Ogni tanto ci guardiamo negli occhi. Vorremmo riportarlo indietro, indietro nel tempo, alla sua vita normale.

Non è possibile.

Possiamo solo dargli un oggetto del suo tempo passato, della sua vita “normale”: il suo smartphone.

  • Eugenio con il suo telefonino
  • Eugenio con il suo telefonino
  • Eugenio nel lettino a Neuromed

Un pochino ci gioca, un pochino lo lascia e lo riprende: anche lui scalpita col suo nuovo cappello in testa, dalla cui parte superiore gli fuoriesce un tubicino che spurga il liquor cerebrale e l’accesso di sangue dovuto all’operazione.

Dovrà diventare completamente bianco: vuol dire che non c’è più sangue in eccesso. E non ne dovrà uscire più, segno che l’eccessiva pressione nel cranio è stata debellata.

Alle 18 arrivano tutte le sue amiche e amici più cari, della sua classe: Nicola, Anna, Jennipher, Giada e Sofia

  • amici di Eugenio
  • amici di Eugenio
  • amici di Eugenio
  • Eugenio fra amiche e amici Neuromed

Lo confesso: l’emozione è tanta, tantissima, troppa.

Avrei preferito un classico martedì casalingo, di lavoro, di famiglia, di basket.

Dalla palestra Ponsillo di Caiazzo (CE), sede di allenamento del suo amato basket, ci arrivano segnali di fratellanza e di affetto.

  • forza Eugenio CSI Caiazzo
  • forza Eugenio CSI Caiazzo

Eugenio c’è e non c’è. Con della gente che ha rovistato nel tuo cervello, vorrei ben vedere!

17 settembre 2019: terapia intensiva
Eugenio dorme alla Neuromed

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